GIORNI DI SCUOLA E PAURE FUTURE
Il punto di vista di Freda
Mi vestii piuttosto in fretta per essere una che odiava andare a scuola. Fissai il mio riflesso nello specchio e feci un respiro profondo, come se mi stessi preparando a entrare in battaglia. Il fatto è che frequentare la Moonstone High per me era sempre una battaglia. Una battaglia per restare sana di mente e non perdere la calma, una sorta di lotta quotidiana. Con un altro sospiro, presi la borsa, aprii la porta di casa e mi diressi a scuola.
Camminai per i corridoi stringendo la borsa e ignorando, come al solito, i sussurri e i commenti sprezzanti sul mio conto. Arrivai davanti all'ingresso della casa del branco dell'Alfa e mi imbattei in Hector e i suoi scagnozzi.
«Maledizione, non posso avere un attimo di tregua?» Cominciava a venirmi il mal di testa, perché non avevo davvero le forze per l'imminente scontro. Cercai di superarli, ma quel ciccione di Hector mi bloccò la strada con un sorrisetto stupido stampato in faccia.
«Ieri ti ho vista uscire dalla sala riunioni piangendo come una pappamolla. Dimmi, cosa ti ha sconvolta tanto, piagnucolona?» biascicò Hector con quella sua voce irritante. Non avevo proprio tempo da perdere con queste stronzate: ero in ritardo per la scuola.
Feci la prima cosa che mi venne in mente in quella situazione. Gli andai dritta in faccia e lo fulminai con lo sguardo. Lui ricambiò l'occhiata con quel suo sorriso sciocco, ma non passò un secondo che la sua espressione si trasformò in una smorfia di dolore e si piegò in due per tenersi i testicoli. Esatto, gli avevo dato un calcio nelle palle così forte che si era accasciato con il viso contratto dal dolore. Si morse le labbra, sforzandosi di non piangere, mentre i suoi scagnozzi se ne stavano lì, impalati e sotto shock. Belli scagnozzi che erano.
«Ascolta, ciccione. Sarò molto chiara. Smettila di tormentarmi. Non so a che gioco tu stia giocando, ma piantala subito. Altrimenti, non mi importerà che tu sia il figlio del Beta. Farò in modo che mio padre ti esili, bastardo.» Tirai fuori la solita minaccia a vuoto che aveva funzionato l'ultima volta. Sapevo che mio padre non avrebbe mosso un dito neanche se lo avessi supplicato, ma contro dei decerebrati come Hector, la minaccia funzionava sempre.
Dopo aver detto la mia, tenni la testa alta e uscii dalla casa del branco con tutto l'orgoglio che riuscii a raccogliere.
La camminata dalla casa del branco dell'Alfa alla Moonstone Academy durava appena venti minuti. Avrei potuto scegliere di chiedere un passaggio in una delle auto, ma avevo bisogno di schiarirmi le idee e calmare i pensieri.
Camminai per trenta minuti prima di arrivare a scuola. Trascinai i piedi lungo il tragitto, allungando di proposito il percorso per non dover posare ancora lo sguardo sulla Moonstone Academy. Ed eccomi lì, di fronte all'imponente cancello di ferro. Avevo sempre avuto l'impressione che fosse più una fortezza medievale che una scuola. Avevano davvero esagerato a costruire una struttura così massiccia solo per l'istruzione.
Facendo un respiro profondo, entrai nel vivace istituto. Gli studenti si aggiravano ovunque, conversando animatamente di vari argomenti, ed io ero l'unica sola in mezzo alla folla, ma non mi importava. Finché non mi avessero notata, sarebbe andato tutto bene. Mi tirai su il cappuccio della felpa e mi feci strada silenziosamente tra la massa di studenti.
Mentre mi dirigevo verso l'edificio principale, una mano mi afferrò la spalla e trasalii. Mi voltai di scatto con un'espressione di panico, ma quando vidi un viso sorridente che mi ricambiava il sorriso, mi sentii sollevata.
Era Kara. Ho già detto che prima ero completamente sola? Beh, dimenticatevelo: stavo sguazzando nei miei pensieri deprimenti. Tecnicamente, non ero sola, perché avevo Kara. Era l'unica amica che avessi da quando ero arrivata in questo regno soprannaturale. Mentre gli altri lupi mannari mi trattavano come un pezzo di sterco, lei era stata l'unica a mostrarmi gentilezza e a porgermi la mano in segno d'amicizia, un gesto che avevo accettato dopo molta esitazione. Da allora eravamo diventate amiche per la pelle.
«Ehi. Sembri scossa» mi disse Kara con un sorriso. Era una bella ragazza con lunghi capelli color ossidiana che le scendevano dietro la schiena come una cascata nera, e il più bel paio di occhi ambrati che avessi mai visto.
«Certo che sono scossa. Sono... sono successe un sacco di cose» dissi, esitante. Non sapevo se potessi parlarle della lettera di rifiuto e della mia partecipazione all'incontro con il famigerato Re dei Vampiri. Insomma, perché mai fare una richiesta così assurda? Perché pretendere la presenza di ogni singola figlia di Alfa a un presunto "incontro", tutto in nome della pace? La situazione non aveva alcun senso e puzzava di pericolo da un miglio di distanza.
«Che è successo, Freda? Lo sai che puoi dirmi tutto, vero?» mi chiese Kara con un'espressione preoccupata. Mi rimproverai, chiedendomi perché volessi tenere i miei problemi per me, nascondendoli a una persona che condivideva ogni cosa con me. Semplicemente non era giusto.
«Sono stata rifiutata, Kara» dissi a bassa voce. «Dopo tutto quello che ho fatto, tutta quella fatica, dopo aver persino rischiato la vita per sgattaiolare avanti e indietro a dare gli esami di ammissione. Sono stata comunque rifiutata. Patetico, no?» Risi di me stessa, con autoironia.
«Mi dispiace tantissimo, Freda. So quanto ci tenevi. Mi dispiace davvero» disse Kara, posandomi una mano sulla spalla con delicatezza.
«Oh, non hai ancora sentito la parte peggiore, Kara» osservai, irritata.
«Cosa potrebbe mai esserci di peggio che essere rifiutata dal college dei tuoi sogni? La tua matrigna sta facendo di nuovo i capricci?» chiese Kara, inarcando un sopracciglio.
«Il tuo branco ha avuto una riunione diplomatica riguardo alla direttiva del Re dei Vampiri?» ribattei con un'altra domanda.
«Beh, sì. Il nostro Alfa ha già scelto una delle sue figlie per accompagnarlo. Che c'entra co...» disse Kara, portandosi una mano al mento, prima di sgranare gli occhi per lo shock, avendo capito dove volevo arrivare. «Aspetta, non dirmi che tuo padre ha scelto te per andare con lui?» chiese, con lo sguardo sconvolto.
«A quanto pare» dissi semplicemente, annuendo.
«Sono sempre stati degli stronzi con te, quindi perché scegliere proprio te per questa cosa? Perché non hanno scelto la loro cara Juliet?» chiese Kara, furiosa. Sentii un'ondata di gratitudine montarmi dentro nel vedere la sua reazione. Dimostrava che non ero davvero sola. Avevo qualcuno che mi guardava le spalle.
«A quanto pare cercavano un agnello sacrificale e la mezzosangue si è rivelata subito disponibile» ridacchiai, prendendomi in giro in silenzio.
Kara mi guardò con un'espressione piena di pietà e comprensione. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma fu interrotta dal suono di una voce familiare e terribilmente fastidiosa.
«Ma guarda un po'. Se non è la mezzosangue.»
