Capitolo 3

“Mi stai seducendo?” chiese, sollevandomi il mento e aspettando una risposta. Scossi la testa, ipnotizzata dalla sua voce.

“Resta e bevi con me, per favore…” mormorai in un sussurro. Improvvisamente, sentii il suo pollice scivolare sulla pienezza delle mie labbra, e si avvicinò di più, facendo battere forte il mio cuore. Chiusi gli occhi, quasi aspettandomi con ansia il bacio di uno sconosciuto. Poi, un telefono squillò. Aprii gli occhi e lo sentii frugare nella tasca del suo abito. Tirò fuori il telefono e poi disse,

“Dannazione… sto arrivando.” Quando riattaccò, ci fu un momento di silenzio.

“Devo andare…” Si alzò da me, allungando la mano verso di me in un modo in cui nessuno era mai stato gentile con una senzatetto. La presi senza pensarci due volte.

“Esci da questo posto; è chiaro che non appartieni qui.”

“Te ne vai! No, no, no, no,” balbettai, bloccando la porta con le braccia e le gambe spalancate. Si fermò ad aggiustare la cravatta per dire,

“Non andrò a letto con una prostituta. Non sono caduto così in basso da cercare donne come te. Non essere così audace; non sai chi sono?” Finì di sistemarsi la camicia, e prima di uscire dissi,

“Mi dispiace, ma non puoi andartene…” dissi timidamente. Non potevo fermare un uomo così alto, ma sapevo come difendermi e non avrei esitato a colpire il suo incubatore portatile di bambini. Fece un passo verso di me, mettendo una mano sulla porta con forza, facendomi sobbalzare.

“Non vuoi essere in una stanza chiusa con me quando sono arrabbiato.”

“Almeno lasciami vedere il volto del mio salvatore prima che tu vada,” dissi, timida ma con una curiosità oltre la ragione. Si allontanò da me, e il silenzio ci avvolse.

“Sei fortunata a non vedermi; chi mi vede vede solo un mostro.” Mi spinse bruscamente da parte dalla porta. Mi risvegliai dal torpore lasciato dalle sue parole insensate. Lo cercai nel corridoio cupo, e da lontano vidi un uomo alto e biondo camminare in fretta. Corsi verso di lui; attratta da un magnetismo che non capivo. Quando gli afferrai la mano per fermarlo, la valigetta che teneva volò in aria, e una pioggia di banconote cadde, lasciandomi incredula. I miei occhi finalmente incontrarono i suoi, e la luce mi permise finalmente di vedere il suo volto. Era bello da copertina di rivista, con occhi azzurri e capelli biondo dorato, elegante e raffinato. Ma l'espressione che mi rivolse era di incredulità, come se non potesse credere alla mia presenza davanti a lui.

“Scusa ancora, non so perché ogni volta che ti vedo, succedono cose brutte,” dissi, chinandomi rapidamente per raccogliere tutte le banconote, ipnotizzata da esse, chiedendomi se fossero reali. Se solo avessi avuto un pacchetto di questi… solo uno, mio nonno sarebbe stato ricoverato in ospedale domani.

“Tu…” Alzai lo sguardo con paura, e sul suo volto c'era sorpresa invece di rabbia. Confusa, chiesi,

“Io…”

“Tu… come è possibile…?” disse, improvvisamente prendendomi la mano, lasciando cadere alcune banconote. Spaventata, balbettai senza senso.

“Cosa, non… so cosa intendi, io…” Guardai dietro di me per assicurarmi che stesse parlando con me. Improvvisamente, iniziò a ridere incontrollabilmente. Era impazzito? O non riconosceva la voce della ragazza con cui era stato pochi momenti prima?

“Che scherzo è la vita, una prostituta con il tuo volto… quasi ti ho scambiata per un momento.” Rise di nuovo, ancora tenendomi la mano.

“Non ti ricordi di me? Sono la ragazza di qualche ora fa, non ti ruberò niente.”

“Vuoi i soldi… vero?” chiese, guardandomi intensamente. Sapevo esattamente cosa volevo rispondere, ma avevo paura di ciò che avrei dovuto fare per ottenerli.

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