4 estranei

"Preferirei morire piuttosto che seguirti ovunque." Sibilai in faccia a Samantha. Sembrava scioccata che avessi detto una cosa del genere.

Non c'era modo che l'avrei seguita davvero. Questo potrebbe essere una trappola per uccidermi.

Stavo già creando un piano nella mia testa. Era un piano semplice. Nel cuore della notte, sarei scappata, avrei iniziato una nuova vita e sarei rimasta lontana da questo branco.

"Alpha," disse Samantha alzandosi di scatto e chinando la testa.

Mi girai pronta a mordere Kaden con disprezzo, ma poi vidi suo padre.

Abbassai la testa in segno di sottomissione. Il padre di Kaden era come un padre per me. Mi adorava come se fossi sua figlia, dato che aveva sempre desiderato una figlia ma non ne aveva mai avuta una poiché sua moglie era incapace di dare alla luce un altro bambino.

"Alpha," chinai la testa. Salutandolo.

"Hai causato una scena oggi. Sai quanto è importante oggi per Kaden!" disse alzando la voce con me. Mi allontanai per lo shock.

Non mi aveva mai parlato in questo modo prima.

"Ma lui è il mio compagno?" dissi con una voce piccola, sperando che ragionasse con me e capisse. Il padre di Kaden era tutto per i compagni e speravo che lui, più di tutti, capisse perché avevo reagito così e persino parlasse con Kaden.

"No, il tuo legame con lui non è altro che un errore che la dea ha fatto, uno che dobbiamo correggere. Non puoi semplicemente essere accoppiata con Kaden."

Lo guardai con incredulità. Questo era lo stesso uomo che mi aveva insegnato a andare in bicicletta, la persona che era lì per me quando tornavo a casa con ferite da bambina e mi calmava facendomi passare il dolore.

Pensavo che lui, più di tutti, mi avrebbe sostenuta. Ingoiai il nodo che si era formato nella mia gola mentre lo guardavo.

"E perché sei contro il fatto che lui si accoppi con me?"

Dissi alzando la testa così da poter almeno mostrare che le sue parole non mi avevano colpita.

Il dolore trovò il momento perfetto per manifestarsi di nuovo, facendomi piegare le ginocchia.

"Vedi? Ecco perché. Un leader deve essere forte, il suo partner deve essere qualcuno che lo renda più forte," si accovacciò dove ero sul pavimento. "Tu, d'altra parte, sei debole. Sei solo un'orfana senza potere, senza lupo, un membro insignificante del branco."

Mi sentii come se mi avesse colpita allo stomaco.

È così che ha sempre pensato di me?

La mia mente tornò alla prima volta che io e Kaden gli dicemmo che stavamo insieme. Ricordo il sorriso sul suo volto insieme a quello di Luna.

Era tutto una bugia?

Mi disprezzava davvero e pensava di me in quel modo?

"Portatela all'infermeria, e assicuratevi che questa assurdità che sta dicendo non raggiunga nessuno nel branco."

"Sì, Alpha," disse Samantha, come un cagnolino.

Stavo diventando sempre più debole, riuscivo a malapena a stare seduta dritta.

Sentivo la gente parlare e poi Eric entrò nella mia stanza, portandomi come se non pesassi nulla.

Cercai di combatterlo, cercai di spingerlo via ma il mio corpo era intorpidito. Le mie parole uscivano in un borbottio.

Mi misero sul letto e la gente iniziò a toccarmi da ogni parte.

"Fermatevi, non toccatemi. Voglio solo essere lasciata sola, voglio morire." Nessuno sembrava sentirmi.

"La sua lupa sta entrando in calore forzato!" urlò il medico.

Non sapevo cosa intendesse con quello, in realtà mi importava poco di quello che intendeva. Volevo solo che finisse.

"Cosa significa?" Samantha sembrava spaventata, pronta a piangere.

"Chiunque sia il suo compagno, se non arriva presto, potrebbe andare su tutte le furie, o finire per morire."

Sam corse fuori dalla stanza, andando a chiamare Kaden quando la trattenni.

"Non andare." Era imbarazzante come ero uscita da lì dopo aver fatto una scenata, ma per lui vedermi in questo stato non era qualcosa che ero disposta a rischiare.

"Non puoi essere seria!" le lacrime che aveva cercato di trattenere finalmente caddero. "Guarda, so che sei arrabbiata, ma la tua vita è in gioco. So che non è senza cuore, risponderebbe se sapesse che è così importante."

"Non deve marchiarti, basta che ti segni abbastanza con il suo odore da calmare la tua lupa per permetterci di trovare una soluzione permanente," aggiunse il medico.

Riluttante lasciai andare il polso che avevo afferrato mentre lei stava correndo fuori.

Secondi.

Minuti.

Ore.

Iniziai a vedere il sole tramontare dalla finestra opposta ma niente Kaden.

Poco dopo, Samantha rientrò nella stanza, l'espressione sul suo volto mi disse tutto quello che dovevo sapere.

"Mi dispiace," disse cadendo in ginocchio accanto a me.

La guardai.

A questo punto, dire qualsiasi cosa era un lavoro enorme.

Mi sdraiai sul letto.

Questo era tutto, davvero tutto.

Come stavo per morire.

Mi aspettavo almeno che gli importasse che stavo morendo.

Era turbato quando gliel'hai detto?

Gli importava davvero che stavo morendo?

Queste domande continuavano a girarmi per la testa mentre ero sdraiata sul letto.

Nel corso della notte, il mio corpo smise di dolere.

La mia testa smise di girare e...

Muovevo le mani, potevo muoverle.

Mi alzai troppo in fretta.

Era venuto, era davvero venuto.

"Tranquilla," disse, solo che la sua voce non sembrava affatto quella di Kaden.

Mi stava segnando con il suo odore.

Riuscivo a malapena a vederlo nel buio, ma sapevo per certo che l'uomo che stava davanti a me, segnandomi con il suo odore, non era il mio compagno...

Se ne andò prima che potessi identificare chi fosse realmente e immediatamente mi sentii stanca, chiudendo gli occhi e accogliendo il sonno.

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