Capitolo 6

Magnus abbracciò calorosamente la nonna, stringendo tra le braccia la sua figura fragile ma rassicurante. «Sei radiosa, nonna Selena. L'eterna bellezza di Ashford Manor», disse con un sorriso gentile che trasmetteva un calore sincero.

Selena ridacchiò, passandogli una mano sulla spalla. «Oh, ti prego, caro. Riserva i complimenti per qualcuna di più giovane. Ma è meraviglioso rivederti, Magnus», rispose. La sua voce, sebbene invecchiata, conservava una forza che smentiva le sfide che aveva affrontato. «Sai, stavo pensando… e se non riuscissi a vedere i figli del mio Magnus prima di andarmene?»

Magnus sospirò, guidandola verso la sala da pranzo. «Smettila di pensare a queste cose, nonna», la rimproverò dolcemente, con un tono affettuoso ma fermo. «Adesso sei qui con noi e ci sarai per conoscere i miei futuri figli, quando sarà il momento».

Selena sorrise senza rispondere, mentre nei suoi occhi balenava un misto di speranza e preoccupazione. La sala da pranzo era luminosa e arredata con gusto, un riflesso dell'eleganza della famiglia Ashford. La madre di Magnus, Victoria, era già seduta e sistemava meticolosamente il cibo nel suo piatto. Al vederli, alzò brevemente lo sguardo e accennò un sorriso educato, prima di tornare a concentrarsi sul pasto.

Selena aveva da poco terminato l'ultima dose di chemioterapia, che segnava la fine di una battaglia estenuante contro un tumore al cervello. Un mese prima, si era sottoposta a una complessa operazione per rimuoverlo. La famiglia era rimasta terrorizzata quando il suo neurologo li aveva avvertiti che il cancro avrebbe potuto diffondersi al fegato e ad altri organi vitali, ma, miracolosamente, quel triste destino era stato evitato.

Ora Selena era di nuovo in piedi e si muoveva con un'indipendenza che, date le circostanze, sembrava miracolosa. Per festeggiare la sua guarigione, aveva deciso di organizzare un pranzo sontuoso con una varietà dei suoi piatti preferiti: vassoi di frutti di mare, insalate fresche e un elaborato tagliere di salumi che fungeva da centrotavola.

«Ciao, amore mio», lo salutò Victoria mentre Magnus aiutava Selena a sedersi, con la voce venata da un affetto quasi teatrale.

«Ciao», borbottò Magnus, prendendo posto accanto alla nonna ed evitando ostinatamente il contatto visivo con la madre. La tensione tra loro era palpabile, un silenzioso promemoria dei conflitti irrisolti che covavano da quando Vivienne se n'era andata dalla sua vita.

Victoria, dal canto suo, era stata felicissima quando Vivienne se n'era andata. Aveva sempre creduto che Magnus meritasse qualcuno di più "adatto", qualcuno come Elena, la cui ricchezza e influenza familiare erano in linea con il retaggio degli Ashford. Per lei, Vivienne, un'orfana senza alcuna posizione sociale, non era degna dell'amore di Magnus né del nome degli Ashford.

Durante il matrimonio di Magnus e Vivienne, Victoria aveva cospirato con Elena per screditare Vivienne a ogni occasione. L'ostilità era stata implacabile, ma Vivienne l'aveva sopportata in silenzio, sperando che il suo amore per Magnus sarebbe bastato a superare la tempesta.

In quel periodo Selena non era stata un'osservatrice neutrale. Una volta, quando Vivienne le aveva confidato il trattamento crudele che subiva da parte di Magnus e della sua famiglia, Selena aveva risposto con aspre critiche invece che con sostegno. «Non sei degna di dare dei figli a Magnus», le aveva detto senza mezzi termini, parole che avrebbero perseguitato Vivienne molto tempo dopo aver lasciato la tenuta degli Ashford.

Ripensando a quegli anni, ora Magnus provava un senso di colpa profondo e incrollabile. Era stato un marito crudele, liquidando l'amore e la devozione di Vivienne come qualcosa di banale. L'aveva data per scontata, accecato dalla sua stessa arroganza e dalle influenze tossiche che lo circondavano.

«Come va il lavoro?», chiese Victoria, rompendo il silenzio. Lanciò a Magnus uno sguardo carico di aspettativa, prima di aggiungere: «A proposito, che succede al tuo telefono? Ogni volta che chiamo, non prende mai».

Magnus non si prese nemmeno la briga di alzare lo sguardo. «Sarà l'operatore», disse seccamente, eludendo la domanda. Sapeva che ammettere di aver bloccato le sue chiamate avrebbe solo aumentato la tensione, e non era in vena di litigare.

Victoria si accigliò, ma scelse di non insistere. Nel corso degli anni, aveva notato la crescente distanza emotiva tra lei e suo figlio, ma l'attribuiva al suo stile di vita frenetico piuttosto che alle scelte che lei aveva fatto.

Selena, intanto, tornò a rivolgere la sua attenzione a Magnus. «Ti piace il tagliere?», chiese con un sorriso speranzoso. «Ho chiesto apposta allo chef di prepararlo per te. È ancora il tuo preferito, vero?»

Magnus annuì, prendendo una forchetta per assaggiare la carne e le verdure. «Sì, nonna. Mi piace molto», rispose, anche se aveva la mente altrove. Non poté fare a meno di ripensare a quella volta in cui Vivienne gli aveva preparato un tagliere di salumi e formaggi per il suo compleanno.

Erano sposati da due anni e Vivienne si era fatta in quattro per organizzargli una serata speciale, con tanto di cena cucinata in casa e un tagliere meravigliosamente allestito. Ma Magnus, esausto e irritabile per il lavoro, aveva ignorato del tutto i suoi sforzi. Era andato dritto a letto senza toccare cibo, lasciando che Vivienne riponesse ogni cosa in un silenzio carico di delusione.

Il giorno dopo, lei si era offerta di preparargli gli avanzi per pranzo, ma Magnus, sotto i suoi occhi affranti, aveva gettato il sacchetto in un cestino lì vicino. Quel ricordo ora lo riempiva di un profondo senso di rimpianto, un’acuta consapevolezza di quanto l’avesse trattata male.

«Dov’è Elena?» chiese Victoria all’improvviso, interrompendo le fantasticherie di Magnus.

«Cara, porta la cheesecake e i tartufi che ho fatto ieri sera», intervenne Selena, rivolgendosi a una delle domestiche. La giovane annuì e sparì in cucina.

«Perché non hai portato Elena oggi?» insistette Victoria, con un tono che mischiava curiosità e un pizzico di accusa.

«E perché mai avrebbe dovuto portare una sfasciafamiglie a casa mia?» sbottò Selena, fulminando Victoria con un’intensità che la fece trasalire.

Magnus rimase in silenzio, grato per l’intervento della nonna ma poco propenso a immischiarsi nella discussione.

Victoria, però, non si lasciava scoraggiare facilmente. «Quale sfasciafamiglie?» ribatté, indignata. «Semmai è stata Vivienne a mettersi tra Magnus ed Elena. Loro sì che erano la coppia perfetta. Pensa se si fossero sposati subito dopo l’università».

«Piantala, Victoria», la interruppe bruscamente Selena, con una voce che fendeva la tensione come una lama. «Non sai proprio quando è il momento di arrenderti e chiudere quella boccaccia? Ma perché ti ho invitata?».

«Me lo chiedo anch’io», borbottò Victoria a mezza voce, ma Selena colse il commento e scosse la testa, incredula.

«Sei patetica e senza un briciolo di vergogna», sentenziò Selena, con un tono grondante di disprezzo. «Ma perché odi tanto Vivienne? Se n’è andata da cinque anni e tu sei ancora così astiosa senza motivo».

«Vivienne non è altro che una spudorata arrampicatrice sociale e un’inutile ipocrita», sputò Victoria, alzando la voce.

Magnus sbatté la forchetta sul tavolo, perdendo la pazienza. «Adesso basta, mamma», disse con voce bassa e minacciosa. «Né tu né nessun altro può permettersi di insultarla, sono stato chiaro?».

Gli occhi di Victoria si spalancarono per lo shock, colta alla sprovvista dalla reazione del figlio. «Cosa?» balbettò, incerta su come rispondere.

Selena annuì in segno di approvazione, la sua espressione si addolcì mentre si rivolgeva a Magnus. «Bene. Era ora che qualcuno la mettesse al suo posto», disse, con un sorriso appena accennato ma sincero.

Magnus fece un respiro profondo, sforzandosi di ricomporsi. «Cerchiamo solo di mangiare in pace come persone adulte, va bene?» mormorò, con tono stanco.

Victoria spinse indietro la sedia di scatto e si alzò. «Come volete», sbuffò. «Io me ne vado. Non posso stare con gente che mi odia».

«Bene, e non tornare mai più!» le urlò dietro Selena mentre lei usciva a passo di marcia, con la voce che echeggiava nella grande sala da pranzo.

«Non ho nessuna intenzione di tornare», replicò Victoria da sopra la spalla, sbattendo la porta dietro di sé.

Selena sospirò, scuotendo la testa. «Quella donna è completamente matta», borbottò, e Magnus non poté fare a meno di darle ragione in silenzio.

Più tardi quella sera, una volta tornato a casa, Magnus fece una lunga doccia, lasciando che l’acqua calda gli sciogliesse i muscoli tesi. Ma neanche il calore riuscì a lavare via il peso dei suoi pensieri.

Rifugiatosi nel suo studio, si sedette alla scrivania, dove una pila di documenti attendeva la sua attenzione. Ma invece di concentrarsi sul lavoro, la sua mente tornò di nuovo a Vivienne. Il suo viso, la sua risata, il modo in cui illuminava una stanza: erano ricordi che si rifiutavano di sbiadire, per quanto tempo fosse passato.

Prima di rendersene conto, aveva preso il telefono e composto il numero di Daniel.

«Buonasera, signore», rispose prontamente Daniel.

«Sera», replicò Magnus, con la voce carica di aspettativa. «Sei riuscito a trovare qualcosa su Vivienne?».

«Purtroppo no, signore», ammise Daniel, con tono dispiaciuto.

Magnus sospirò profondamente, passandosi le mani sul viso con frustrazione. «Okay, grazie. Ora puoi tornare al lavoro», disse, chiudendo la chiamata mentre un senso di disperazione gli sbocciava nel petto.

Mentre la notte si allungava, Magnus rimase seduto nel suo studio, con il silenzio della stanza che amplificava il vuoto che sentiva nel cuore.

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