Inseguimento per cani

Villa Anchor

Mattina

7:22

Il punto di vista di Axe

«Hai detto a Giveon di tornare?!» chiesi, fissando Draco mentre sniffava da un involto di cocaina.

«Sì, l'ho fatto. È per questo che hai fatto irruzione in camera mia stamattina?» domandò, e non potei fare a meno di sbuffare sonoramente.

«Oh, andiamo, Draco. Il fatto che ti chiami capo non significa che tu sia un dio o qualcosa del genere. Sei un mio amico, Draco, e ti sono sempre stato accanto fin dal primo giorno… Fammi indovinare: gli hai detto di venire per farti aiutare a liberarti del Terminator?» chiesi con una risatina.

«Sono contento che tu ci sia arrivato» disse con un sorriso malato.

«Pensi che io non sia in grado di farlo?» domandai.

«Sì, Axe. Ho notato che ultimamente non sei più l'Axe dal cuore di pietra che conoscevo. Ogni volta che voglio fare qualcosa di brutto, tu sei sempre contrario. Giveon è la persona migliore per aiutarmi» disse, alzandosi in piedi.

«Sai, ti ho sempre trattenuto dall'andare a cercare quel tizio, il Terminator, perché non sei ancora pronto ad affrontarlo» dissi. A quanto pare quella frase lo infastidì, perché mi si avventò contro e mi afferrò per la camicia.

«Se ti sento dire una cosa del genere un'altra volta, non mi importerà che sei mio amico e ti pianterò un pugnale nel cuore» sibilò a denti stretti.

«È la verità, Draco. Hai visto come uccide. È senza cuore, ecco perché la malavita lo chiama il Terminator e l'intero paese il Tristo Mietitore.»

«È conosciuto come il sicario numero uno della malavita perché uccide in un batter d'occhio. Non sto dicendo che tu non sia forte, ma sto cercando di dirti che lui è molto più forte.»

«Puoi anche piantarmi un pugnale nel cuore, ma la verità non cambierà. Hai solo bisogno di tempo per scoprire magari il suo punto debole, tutto qui… E lo faremo fuori» dissi, uscendo dalla sua stanza con rabbia.

Sentii il telefono squillare e lo tirai subito fuori. Un ampio sorriso mi si aprì sul volto non appena vidi chi stava chiamando e risposi.

«Ehi, piccola» mormorai sorridendo.

👤 «Ehi, buongiorno… Come stai? Sembri arrabbiato.» 👤

«Sì, sto bene. Sono solo un po' incazzato» dissi con un sorriso.

👤 «Oh, mi dispiace. Mi manchi già, tesoro.» 👤

«Già? Ma siamo stati insieme tutta la notte e mi hai persino sfinito… Pensavo volessi cavalcarmi fino alla morte» dissi ridacchiando.

👤 «Beh, ti voglio ancora. Possiamo vederci più tardi stasera?» 👤

«Più tardi? Va bene, piccola… ci sarò. Ti amo» dissi sorridendo.

👤 «E io ti amo di più.» 👤

Attico di Knight

Mattina

8:04

Il punto di vista di Knight

La fissai mentre dormiva serena e non potei fare a meno di sentirmi ancora più eccitato. Cazzo, come può avere ancora così tanto effetto su di me anche mentre dorme?, pensai, e sentii l'impulso di strapparle subito il vestito e scoparmela fino a farle perdere i sensi.

Ma no, non ancora… Aspetterò che sia sveglia, così potrò sentirla gemere il mio nome.

«Mmm» gemette di nuovo piano nel sonno, eccitandomi ancora di più, e le diedi un bacio veloce sulle labbra morbide. Ho notato che lo fa spesso mentre dorme, perché è così da quando l'ho portata nel mio attico.

Sì, non l'ho portata nella villa che condivido con Cody e gli altri perché non volevo che iniziasse a farmi domande inutili sul perché l'avessi portata lì.

Solo Cody sa di questa casa, nessun altro. E poi è lontana dalla villa.

Non vedo l'ora di averla. Sono passate le otto e sta ancora dormendo. Be', aspetterò, pensai con una risatina.

Sentii il telefono vibrare in tasca e lo tirai fuori. Era Cody che mi chiamava. Lanciai un'occhiata alla donzella che dormiva beatamente prima di uscire dalla stanza.

«Ehi, che c'è?» dissi dopo aver risposto, dirigendomi verso il balcone.

«Cristo, ma dove diavolo sei, amico? È un sacco che provo a chiamarti» lo sentii dire con un sospiro.

«Sì, scusa. Sono nel mio attico e resterò qui per un po'» risposi.

«Perché? Qualcuno ti ha fatto incazzare alla villa?» chiese, facendomi spuntare un sorrisetto.

«Mi conosci, Cody. Nessuno potrebbe farmi arrabbiare al punto da andarmene di casa per colpa sua... Semmai, sarei io a far sparire quella persona dalla faccia della terra» dissi con un ghigno, e lo sentii ridacchiare.

«Mi fido, Knight... Allora perché hai deciso all'improvviso di trasferirti nel tuo attico? Il Knight che conosco io non ci andrebbe senza un motivo» disse.

«Voglio schiarirmi le idee per qualche giorno, se non per un mese... Voglio solo stare un po' da solo» dissi, massaggiandomi la fronte per sentirmi la temperatura.

«Strano. Da quando hai iniziato a volere del tempo per te? So che ti senti solo facilmente. Hai portato qualcuno nella stanza delle torture laggiù?»

«Tortura? No, ma non so se per quella persona sarà una tortura» risposi con una risatina, passandomi la lingua sulle labbra.

«Ok, come vuoi. Ti ho chiamato solo per sapere come stavi, visto che il tuo numero non era raggiungibile» disse.

«Sì, grazie» mormorai prima di chiudere la chiamata.

Rimisi il telefono in tasca ed espirai, allontanandomi dal balcone. Stavo per rientrare in camera quando un pensiero mi fulminò. E se la mia bambola si svegliasse e non ci fosse cibo? Cosa mangerà per avere abbastanza forze da placare la mia brama? pensai, e mi voltai subito in direzione della cucina.


Il punto di vista di Sasha

«Dai, Bluey, rispondi al telefono» borbottai, continuando a camminare avanti e indietro per il salotto.

«Merda» sbottai dopo aver sentito per l'ennesima volta che il suo numero non era raggiungibile e che potevo lasciare un messaggio vocale.

«Ascolta, se stai sentendo questo messaggio, Bluey... ti prego, richiamami. Dove diavolo sei?» dissi, inviando il messaggio.

Avrei dovuto saperlo che non sarei dovuta andare a quel concerto. E ora guarda, Bluey è sparita nel nulla, pensai, lasciandomi cadere sul divano e scoppiando in lacrime.

Ieri sera il concerto è finito alle dieci, quindi sono tornata a casa e sono andata dritta in camera mia, pensando che si fosse già addormentata.

È stato stamattina, dopo aver preparato la colazione ed essere andata in camera sua per svegliarla, che l'ho trovata vuota, con il letto esattamente come l'aveva lasciato prima di andare a quella lezione del pomeriggio.

Il suo asciugamano era ancora sopra il cuscino e persino la lozione e il profumo erano rimasti sul letto.

Cosa ho fatto?, avrei dovuto capirlo, avrei dovuto seguirla fino a casa e forse tutto questo non starebbe succedendo.

Quell'uomo... Quell'uomo deve aver rapito la mia migliore amica ieri sera, e tutto quello che ho fatto io è stato cantare a squarciagola una stupida canzone a un concerto.

«Oh Bluey, spero che tu stia bene» mormorai tristemente, con le lacrime che mi scendevano dagli occhi.

Anzi, vado alla stazione di polizia, forse lì potranno aiutarmi, perché non credo che riuscirò a stare tranquilla sapendo che quello psicopatico potrebbe fare del male a Bluey, pensai e corsi subito in camera mia, afferrai la borsetta e uscii di casa di corsa.

Vidi un taxi e lo presi al volo, diretta alla stazione. Non ci vollero nemmeno venti minuti per arrivare; pagai subito l'autista e mi precipitai dentro.

«Sì, come posso aiutarla, signora?» mi chiese il poliziotto, fissandomi attentamente.

«Sono qui per fare una denuncia. La mia amica... è scomparsa» dissi tutto d'un fiato, col cuore che batteva come un tamburo.

«Quanti anni ha?» chiese lui.

«Ventuno» risposi.

«Da quando è scomparsa?» domandò, scrivendo qualcosa su un quaderno.

«Da ieri sera. Credo che un uomo l'abbia rapita. Mi aveva detto che qualcuno le stava col fiato sul collo e la seguiva, ma non immaginavo che si sarebbe arrivati a tanto» dissi, tirando su col naso.

«Non sono ancora passate ventiquattr'ore, quindi... non possiamo essere sicuri che si tratti di un rapimento. Magari la sua amica è andata a casa di qualcun altro o dal suo ragazzo» disse, e in quel momento avrei voluto prenderlo a schiaffi su quelle guance paffute.

«Conosco la mia amica, signore. So che non ha un ragazzo né altri amici a parte me. La prego, mi aiuti, non voglio che le succeda niente. Potrebbe essere in grave pericolo» dissi, giungendo le mani in segno di supplica.

«L'aiuteremo, signora, ma dobbiamo aspettare che siano trascorse ventiquattr'ore prima di poterlo considerare un rapimento o un caso di persona scomparsa. Per favore, torni a casa e aspetti fino a domani... Magari tornerà più tardi nel corso della giornata» disse, poi si girò dall'altra parte per scrivere qualcosa su un grosso registro.

Lo fulminai con lo sguardo un'ultima volta prima di uscire dalla stazione di polizia, abbattuta.

«Mi dispiace tanto, Bluey... Se solo fossi stata con te ieri sera, forse sarei riuscita a respingere quel bastardo» mormorai, asciugandomi le lacrime mentre tornavo a casa a piedi.


Il punto di vista di Bluey

Aprii gli occhi con un leggero lamento e la prima cosa che vidi fu un lampadario sul soffitto bianco.

Che diavolo è successo?, pensai, gemendo forte mentre un mal di testa mi colpiva.

«Cazzo» borbottai, strizzando gli occhi.

Dove diavolo sono e cos'è successo ieri sera?, pensai, toccandomi la fronte nel tentativo di ricordare, ma senza riuscirci a causa del dolore lancinante.

Aspetta... Dopo che Sasha mi ha salutata ed è corsa via con quel ragazzo, Liam, sono uscita dalla scuola, sono salita su un taxi e... sì, ora ricordo. Il tassista mi ha rapita e poi mi ha spruzzato qualcosa in faccia che mi ha fatta addormentare all'istante.

Perché mi avrebbe rapita?, pensai, e ansimai rumorosamente scostando il piumone dal corpo per controllare se i miei vestiti fossero ancora al loro posto. Grazie al cielo, lo erano.

Uff, meno male che non mi ha toccata. O aspetta... e se l'avesse fatto e poi mi avesse rivestita?, pensai, andando nel panico.

Ma se l'avesse fatto, credo che dovrei sentirmi diversa là sotto, o dovrei provare dolore, visto che sono vergine. E invece no, riflettei, mordendomi le labbra.

È... è casa sua?, pensai guardandomi intorno e scesi lentamente dal letto.

Scrissi la stanza con lo sguardo e vidi la mia borsa sopra una sedia. La presi subito. La aprii e, stranamente, c'era ancora tutto dentro, persino lo spray al peperoncino e il taser.

Estrassi il taser e lo strinsi forte, dirigendomi in punta di piedi verso la porta. Girai la maniglia e, per fortuna, la porta si aprì, lasciandomi sorpresa.

Grazie al cielo, pensavo mi avesse chiusa dentro... Uscii dalla stanza e fui accolta dalla bellezza della casa. Era così splendida che mi sentii come in paradiso.

«Concentrati, Bluey. Pensa solo a come andartene da qui» borbottai tra me e me.

Mi voltai di lato e vidi alcune stanze, e infine le scale che portavano di sotto.

Superai le stanze in silenzio, ma mi fermai di colpo quando mi imbattei in una porta con su scritto STUDIO.

Sorrisi ampiamente, aprii la porta e, meraviglia, dentro c'erano tantissimi libri. La stanza non era molto grande, ma era piena di volumi, con una sedia e un tavolo.

Oh, quanto amo i libri, pensai, e continuai ad addentrarmi nella stanza.

«Devi andartene da qui, Bluey» mi disse una vocina nella testa, ma ero troppo assorta a guardare i libri.

Mi avvicinai al tavolo e vidi molti volumi appoggiati sopra, cosa che mi fece sorridere ancora di più.

Stavo per prendere un libro dal tavolo quando sentii un ringhio basso, simile a quello di una tigre, provenire da un angolo dello studio, e mi bloccai all'istante.

Mi voltai lentamente e vidi un grosso e spaventoso cane nero che mi ringhiava contro, mostrando i suoi lunghi denti affilati. Subito mi si rizzarono tutti i peli del corpo.

Oh no, io odio i cani da morire.

«Stai calmo, cucciolone» mormorai, iniziando a indietreggiare lentamente.

Il cane continuava ad avvicinarsi mentre io arretravo e, quando finalmente raggiunsi la porta... la aprii e corsi fuori, con il cane che mi inseguiva.

Scesi le scale saltando tre gradini alla volta per non farmi raggiungere.

Arrivai finalmente di sotto e continuai a correre senza sapere esattamente dove stessi andando. Volevo solo allontanarmi da quel cane.

Mi voltai per vedere se mi stesse ancora inseguendo e sì, il cane era ancora alle mie calcagna, facendomi venire voglia di piangere all'istante. Stavo per svoltare di nuovo quando vidi l'uomo che mi aveva rapita e non ci pensai due volte: corsi verso di lui e gli saltai addosso, avvolgendo le gambe intorno alla sua vita... abbracciandolo forte.

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