Capitolo 2: I miei fratellastri.
Il punto di vista di Aurora
Ancora non riesco a credere di essere alle Maldive, al matrimonio di mia madre con il suo nuovo compagno, l'Alpha Keith del Branco dell'Ombra. Sono state settimane vorticose e sto ancora cercando di raccapezzarmi. Mia madre lo ha conosciuto durante un viaggio di lavoro e, prima che me ne rendessi conto, si erano fidanzati e stavano organizzando un matrimonio sfarzoso in questo paradiso. Non l'ho mai vista così felice, così spensierata, e non me la sono sentita di dirle di no quando mi ha chiesto di esserci per il suo giorno speciale.
Ma quando mi ha detto che il viaggio era tutto pagato e che avremmo alloggiato nella villa di famiglia di lui, con tanto di spiaggia privata, non ho saputo resistere. Non sono mai stata un'amante del lusso, ma l'idea di fuggire dalla mia monotona routine e passare una settimana in un paradiso tropicale era troppo allettante per lasciarsela scappare. E forse, solo forse, questo mio nuovo e ricco patrigno avrebbe finalmente portato un po' di stabilità e normalità nella vita di mia madre. Ne ha passate così tante, e io voglio solo vederla felice e in pace.
Mentre mi guardo intorno, tra le decorazioni sfarzose e i volti raggianti degli invitati, non posso fare a meno di provare un senso di speranza. Forse questo è l'inizio di qualcosa di bello, qualcosa che ci unirà tutti. Non ho idea, però, che questo sia solo l'inizio di un viaggio che cambierà la mia vita per sempre.
Verso la fine del ricevimento, mi scuso con tutti e vado a fare una passeggiata sulla spiaggia, sentendo la sabbia calda tra le dita dei piedi e la fresca brezza dell'oceano tra i capelli. Il suono delle onde e la musica lontana proveniente dalla festa creano una melodia rilassante che mi calma la mente.
Sono persa nei miei pensieri, riflettendo sugli eventi della giornata, quando noto una bottiglia di champagne abbandonata da qualche invitato. È piena a metà e non riesco a resistere alla tentazione. L'afferro e ne bevo un sorso, sentendo le bollicine pizzicarmi in gola. Non sono una che beve molto, ma stasera ho bisogno di qualcosa per allentare la tensione.
Lo champagne è secco e rinfrescante, e ne bevo un altro sorso, sentendo l'alcol scorrermi nelle vene. Chiudo gli occhi, lasciando che l'aria dell'oceano mi riempia i polmoni, e cerco di scacciare i dubbi e le preoccupazioni che mi hanno tormentata. La felicità di mia madre è tutto ciò che conta, mi ripeto. Voglio solo che stia bene, che sia amata e protetta. E se questo mio nuovo patrigno può darle tutto ciò, allora che sia. La sosterrò, qualunque cosa accada.
Mentre me ne sto lì, con la bottiglia di champagne ancora in mano, un senso di libertà mi pervade. Sono sola, ma non mi sento sola. L'oceano e il cielo notturno mi fanno compagnia e, per un istante, tutto sembra essere al posto giusto.
Mentre cammino lungo la spiaggia, lo champagne inizia a fare effetto e mi sento un po’ stordita. Le stelle sopra di me sembrano confondersi e brillare ancora di più, e inciampo leggermente, affondando con un piede nella sabbia. È in quel momento che noto uno strano uomo avvicinarsi, con gli occhi fissi su di me con un’intensità snervante. Cerco di ignorarlo, ma non vuole sentire ragioni.
«Ehi, tesoro, che ci fa una bella ragazza come te tutta sola sulla spiaggia?» biascica, e la sua voce mi fa venire i brividi lungo la schiena.
«Sto solo facendo una passeggiata» rispondo secca, cercando di sembrare sicura. «Per favore, mi lasci in pace.»
«Ma dai, cerco solo di fare amicizia» dice, facendo un passo verso di me. «Come ti chiami, bellezza?»
«Non mi interessa parlare con lei» dico, sforzandomi di mantenere un tono fermo, ma sento crescere il disagio.
«Uffa, non fare così» dice, con la voce che gronda sufficienza. «Voglio solo farti divertire. Sai, ho una barca là fuori» aggiunge, indicando il mare. «Potrei portarti a fare un giro, mostrarti come ci si diverte davvero.»
«Non mi interessa» ripeto, tentando di sembrare decisa, ma sentendo il panico farsi strada.
«Andiamo, sarà divertente, te lo prometto» insiste, gli occhi fissi su di me con un’intensità snervante. «Non vorrai mica rimanere bloccata su questa spiaggia noiosa per tutta la notte, vero?»
Mentre fa un altro passo, provo a indietreggiare, ma sento i piedi pesanti, come se fossero radicati a terra. E poi, in un lampo, allunga la mano e mi afferra un braccio con una presa d’acciaio.
«Ehi, andiamo a fare due passi» sogghigna, cercando di trascinarmi verso il buio.
«Mi lasci in pace!» Tento di divincolarmi, ma è troppo forte.
È allora che li vedo: quattro figure che emergono dall’oscurità, i volti severi e risoluti.
«Ehi, amico, direi che hai bevuto abbastanza» dice uno di loro, con voce ferma e autoritaria.
L’uomo si volta a guardarli, stringendo gli occhi per la rabbia, ma non mi lascia il braccio.
«Fatevi i cazzo di affari vostri» ringhia.
Ma le quattro figure non si tirano indietro. «Questi sono affari nostri, adesso» dice un altro, con gli occhi che lampeggiano di rabbia.
E detto questo, si fanno avanti, con movimenti rapidi e decisi. Un altro afferra il braccio dell’uomo, torcendoglielo finché quello non guaisce di dolore, mentre il quarto e il secondo lo immobilizzano a terra. Il primo si volta verso di me, e il suo sguardo si addolcisce.
«Stai bene?» mi chiede, con voce gentile.
Annuisco, ancora scossa. «S-sì, grazie a voi.»
L’uomo borbotta qualcosa a mezza voce e scappa via, scomparendo nel buio. Tiro un sospiro di sollievo mentre osservo bene le quattro figure.
Sono tutti alti, con fisici scolpiti che attirano l’attenzione. Hanno i capelli scuri pettinati alla perfezione, che incorniciano volti dai lineamenti cesellati e occhi penetranti che sembrano leggermi dentro. Uno di loro ha gli occhi come l’oceano in una limpida giornata estiva, di un blu profondo che è al tempo stesso rassicurante e intenso.
Un altro ha gli occhi color cioccolato fuso, caldi e intensi, con un velo di gentilezza. Il terzo ha occhi che sembrano smeraldi al sole, luminosi e scintillanti, con un lampo malizioso.
E il quarto ha occhi come un cielo notturno nuvoloso, profondi e misteriosi, che nascondono segreti indicibili. I loro lineamenti sono forti e definiti, con mascelle pronunciate e zigomi scolpiti.
Hanno un’aria sicura e autoritaria, che è al tempo stesso intimidatoria e affascinante. Ma quando sorridono, i loro sguardi caldi e gentili mi tranquillizzano, e in loro presenza sento un senso di sicurezza e protezione.
«Stai bene davvero?» chiede di nuovo uno di loro, scrutandomi dalla testa ai piedi.
«Sì, sto bene» rispondo, sentendomi ancora un po’ scossa. «Grazie per essere intervenuti.»
«Nessun problema» dice un altro. «Comunque, siamo i tuoi fratellastri. Alessandro, Leonardo, Gabriel e Rafael.»
Annuisco, cercando di memorizzare i loro nomi. «Io sono Aurora» dico, sentendomi un po’ timida. «Grazie ancora per prima.»
«Sì, figurati» aggiunge Leonardo, con gli angoli degli occhi che si increspano. «Siamo solo contenti che tu stia bene.»
Ma prima che potessi sentirmi davvero a mio agio, Alessandro intervenne con la sua voce gelida, dicendo: «Non c’è bisogno di ringraziarci, Aurora.»
«Non dovresti andartene in giro da sola su una spiaggia, facendo preoccupare la gente in quel modo» esordì Alessandro, con un tono duro e indifferente. «Non è che io…»
Prima che potesse finire la frase, Leonardo lo interruppe, mettendosi in mezzo con fare protettivo. «Aurora adesso è di famiglia, e dobbiamo guardarci le spalle a vicenda. Non essere così duro con lei.»
Alessandro fulminò Leonardo con lo sguardo, chiaramente infastidito per essere stato interrotto, ma cedette e rivolse le sue parole a me. «La prossima volta fa’ solo più attenzione. Non abbiamo bisogno di altri problemi.»
Percependo la tensione tra i miei nuovi fratellastri, cercai di smorzare la situazione. «Apprezzo la tua preoccupazione, Alessandro» dissi, tentando di sembrare sincera nonostante il mio disagio. «In futuro starò più attenta. Grazie per esservi presi cura di me.»
L’espressione di Alessandro rimase di pietra, ma mi fece un cenno secco con la testa. Leonardo, invece, parve soddisfatto della mia risposta e mi rivolse un sorriso rassicurante.
Passato quel momento imbarazzante, Gabriel prese la parola. «Forse dovremmo tornare alla villa» propose.
Annuisco, grata per la loro protezione e compagnia. Mentre torniamo verso la mia camera, Leonardo chiede: «Allora, com’è andato finora il grande giorno di tua madre?»
«È stato fantastico» rispondo. «Sono così felice di vederla così felice.»
«Mi fa molto piacere sentirlo» dice Leonardo. «Siamo contenti anche noi di essere qui per festeggiare con lei.»
Annuii d’accordo, cercando di sembrare allegra nonostante la mia ansia. «Ero un po’ nervosa all’idea di venire qui da sola, ma voi mi avete fatto sentire davvero la benvenuta.»
Mentre pronunciavo queste parole, il mio sguardo cadde su Alessandro, che se ne stava a braccia conserte con un’espressione fredda e ostile.
«Certo, adesso siamo una famiglia!» dice Gabriel con un sorriso. «Ci prendiamo cura dei nostri.»
«Cosa ti piace fare nel tempo libero?» chiede Rafael, la curiosità che ha la meglio su di lui.
«Amo leggere, fare escursioni e provare nuove ricette» rispondo, sorridendo. «In fondo, sono una buona forchetta.»
«Ma dai! Anche noi adoriamo cucinare!» esclama Gabriel. «Dovremmo fare una gara di cucina prima o poi, per vedere chi prepara il piatto migliore.»
Il gruppo continuò a camminare verso la villa, e la nostra conversazione si fece leggera e piacevole, come se ci conoscessimo da anni.
Risi mentre rispondevo. «Mi piacerebbe un sacco provare a cucinare con voi, ma ho sentito delle voci piuttosto spaventose sulle vostre abilità in cucina. Potrei finire nei guai se vi lasciassi il comando.»
Un sorriso si allargò sul viso di Rafael mentre ridacchiava, con una scintilla negli occhi. «Ma no, non credere a tutto quello che senti. Non siamo così male.»
«Sei davvero forte, Aurora» dice Leonardo, con gli occhi che brillano di divertimento. «Siamo contenti che tu faccia parte della famiglia, adesso.»
Arrivammo davanti alla porta della mia camera e mi salutarono. Quando Alessandro mi parlò, il suo tono era freddo e sbrigativo.
«Vedi di non causare altri problemi, Aurora» mi ammonì.
Leonardo cercò di intervenire, con voce gentile ma ferma. «Adesso basta, Alessandro» lo avvertì, ma Alessandro non si scompose. Il suo sguardo era duro e inflessibile mentre insisteva. «Sto solo dicendo le cose come stanno. Deve stare attenta, e sai che ho ragione.»
Leonardo si avvicinò ad Alessandro, la voce decisa. «Alessandro, smettila. Aurora sa badare a se stessa e non sta a te parlarle in quel modo. Adesso è di famiglia, ricordi?»
La mascella di Alessandro si tese, ma in risposta fece un cenno secco con il capo. Leonardo gli lanciò un’occhiataccia prima di voltarsi di nuovo verso di me. «Ignoralo, Aurora. Ci vediamo domattina.»
Detto questo, Leonardo e gli altri si girarono e si incamminarono lungo il corridoio, lasciandomi entrare da sola nella mia stanza.
Entrando nel tranquillo santuario della mia camera, chiusi la porta alle mie spalle, in cerca di un momento di solitudine. Mi lasciai cadere sul letto, inspirando profondamente e permettendo ai miei pensieri di vagare verso i miei nuovi fratellastri.
Nonostante l’atteggiamento gelido di Alessandro, non potevo negare la naturalezza con cui Leonardo, Gabriel e Rafael mi avevano fatta sentire la benvenuta. Il calore di Leonardo, le battute scherzose di Gabriel e gli occhi gentili di Rafael. Ognuno di loro offriva un aspetto unico di quella famiglia che non avevo mai conosciuto.
La mia mente tornò al momento sulla spiaggia, quando erano intervenuti per proteggermi. Forse, solo forse, questa era esattamente la famiglia che avevo tanto desiderato.
