Capitolo 3

Il punto di vista di Dean

Ero seduto sulla sedia di fronte a Lorenzo, a giocare a scacchi. Era il mio gioco preferito fin da bambino; adoravo la tensione che si creava nel tentativo di mantenere in vita il proprio re.

Lorenzo fissava la scacchiera con gli occhi socchiusi e la fronte aggrottata. «Stasera non sarò a casa» disse, muovendo il cavallo verso la mia parte della scacchiera.

Normalmente, gli avrei dato dello stronzo. Quella mossa gli aveva appena fatto perdere la partita.

«Perché? Dobbiamo pianificare l'attacco contro il branco della Mezzaluna. Hanno assalito i nostri operai l'ultima volta, se ti ricordi» dissi, spostando un pedone al centro.

Lui annuì mentre avanzava con il cavallo. «Me lo ricordo, Dean, ma la mia compagna ha bisogno di me. Non sono riuscito a passare del tempo come si deve con lei e non ne è felice» spiegò, senza staccare gli occhi dalla scacchiera.

Alzai gli occhi al cielo, irritato. Da quando Lorenzo aveva trovato la sua compagna, era tutto un «la mia compagna questo», «Izzie ha detto», «vuole questo o quello», e la cosa stava diventando stancante.

Faceva fatica a dirle di no. Una cosa che non mi andava affatto a genio. Stava diventando debole, a poco a poco, e questo non era un bene né per me né per il branco. Dopotutto, sarebbe diventato il mio beta dopo la morte di mio padre.

«Andiamo, amico, dille di no. Inventati una scusa qualsiasi e concludi con una nota triste e commovente. Accetterà. Sono donne, in fin dei conti» dissi, cercando di fargli vedere le cose dal mio punto di vista. Sapevo però che non avrebbe funzionato.

Lui sbuffò e si appoggiò allo schienale della sedia per guardarmi. «Non è una donna qualsiasi, Dean. È la mia compagna. Non posso rifiutarle nulla» disse, poi fece una pausa, bevendo un sorso dal bicchiere di tequila che aveva accanto.

«Tu non puoi capire. Non hai mai avuto una compagna e non hai mai deciso di impegnarti con una ragazza» aggiunse, finendo il drink.

Alzai di nuovo gli occhi al cielo, furioso. Perché continuavano a dirmi tutti che avevo bisogno di una compagna?

Secondo me, la Dea Luna, sapendo quanto crudeli potessero essere gli uomini, aveva deciso di creare una versione di sé stessa e di piantare una qualche debolezza nei nostri cuori, ma solo nei confronti di un'unica ragazza.

Che fosse lei a decidere chi, stranamente, era l'unica spiegazione che mi si potesse dare. Specialmente considerando il cambiamento radicale di Enzo da quando aveva trovato una compagna. Non era più il duro che uccideva a vista.

Immaginate la mia sorpresa quando catturammo un traditore e decidemmo di ucciderlo. Chiamai Enzo per fargli infliggere la morte più brutale, una cosa che di solito gli piaceva, ma lui mi liquidò con una scusa che mi fece incazzare da morire. «A Izzie non piace che torni a casa con i vestiti sporchi di sangue» disse, e se ne andò.

Se le compagne rendevano le persone così deboli, allora io una compagna non la volevo di sicuro.

«Oh, ti prego! Io non avrò nessuna compagna. Non posso diventare un rammollito come te» sbottai.

Lui sorrise leggermente e si alzò, venendo verso di me. «L'amore è la più grande forza che si possa avere» disse, dandomi una pacca sulla spalla prima di andarsene.

Non mi presi nemmeno la briga di chiedergli dove stesse andando; ero abbastanza sicuro che fosse da Izzie.

«Dite a Linda che la voglio subito in camera mia!» ordinai. Una guardia andò a informare Linda, la mia prostituta speciale.

Mi piaceva molto la sua mentalità e, se avessi voluto una compagna, sarebbe stata una come lei, anche se non una prostituta.

Lei mi capiva e si comportava di conseguenza. Io le davo protezione. Lei mi dava ottimo sesso ogni volta che ne avevo bisogno.

Entrai nella mia stanza e mi chiusi la porta alle spalle.

Lei era seduta sul letto, con indosso solo slip, reggiseno e una vestaglia leggera che lasciava intravedere tutto.

Mi sfilai i vestiti, osservandola mentre mi fissava con fare seducente.

In un attimo fui completamente nudo. Mi chinai in avanti, impossessandomi della sua bocca in un bacio mentre le mani le scendevano verso l'intimità. Gemette forte quando spinsi le dita più a fondo dentro di lei.

«Dean…» mormorò in modo scomposto, proprio come piaceva a me. Una donna non dovrebbe riuscire a controllarsi quando la tocco.

Sentii una presa sulla mano, che mi fece fermare. La guardai negli occhi pieni di lussuria.

«Perché mi hai fermato, puttana?» ringhiai.

«Promettimi che continueremo anche dopo la tua cerimonia di accoppiamento» sussurrò a fior di labbra, mentre le sue mani disegnavano cerchi sulla mia schiena.

Aggrottai la fronte. «Cerimonia di accoppiamento?»

«Sì» rispose, mentre le mani le scivolavano verso il mio cazzo. «Ha detto: “Tuo padre sta organizzando una cerimonia di accoppiamento per te”».

«Che cazzo…» borbottai, sfilando con forza le dita da dentro di lei. Ansimò, sorpresa dal mio gesto.

Come diavolo poteva mio padre organizzare una cerimonia di accoppiamento per me senza il mio consenso?

Mi rivestii in fretta e mi diressi verso le stanze di mio padre, dove era rimasto confinato nell'ultimo mese, gravemente malato.

«Padre!» urlai non appena entrai nella stanza, con le vene che minacciavano di scoppiarmi per la rabbia.

«Come diavolo ti è venuto in mente di organizzare una cerimonia di accoppiamento senza farmelo sapere?» domandai, camminando avanti e indietro per la stanza, cercando disperatamente di placare la mia furia.

La sua domestica lo aiutò a mettersi seduto. Lui fece un cenno con la mano e lei se ne andò, lasciando la stanza satura del calore della mia ira.

«Dean, ne hai bisogno» gracchiò con voce roca.

«Ti ho forse deluso in qualche modo, padre?» chiesi, ricambiando il suo sguardo carico di disprezzo.

«No.»

«Da quando ti sei ammalato, ho forse permesso a uno solo dei nostri nemici di attaccarci e di farla franca?» chiesi di nuovo.

«No.»

«E allora perché ho bisogno di una compagna? Posso governare l'intero branco senza una compagna. Forse è la Dea Luna, o come la chiami tu, a non volere che io ne abbia una.»

Un lampo di rabbia gli attraversò gli occhi. «Adesso ascoltami, Dean» disse con tono severo.

«Primo, non rivolgerti alla Dea Luna in modo irrispettoso, o si infurierà e ci colpirà. E tu presto diventerai un Alpha. Hai bisogno di una compagna al tuo fianco. Una compagna è il simbolo della tua forza.»

Strinsi le mani a pugno e me le cacciai in tasca. «Oh, ti prego, risparmiami la predica. Sappiamo entrambi che sono temuto da tutti i branchi di lupi. Non ho bisogno della presenza di una donna per far sapere al mondo che sono il potere» replicai con fervore.

«Troverai la tua compagna questo fine settimana e la sposerai il prima possibile. È la mia ultima parola» disse in tono definitivo.

«Bene! Ma sappi questo: anche se la troverò, la rifiuterò all'istante» dissi con un sogghigno.

«Non farai niente del genere!» urlò, per poi tossire.

Chinai il capo in un finto inchino. Con un sorriso, gli dissi: «Fai pure».

«Dean!» gridò, mentre mi sbattevo la porta alle spalle.

Guai alla ragazza che la Dea Luna avrebbe scelto come mia compagna, perché avrebbe desiderato non essere mai nata.

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