Capitolo 4
Il punto di vista di Lia
«Assicurati di indossare il bracciale, Lia, non toglierlo per nessuna ragione. Ti proteggerà» mi risuonava in testa la voce di Benedicta. Guardavo le case sfrecciare veloci fuori dal finestrino del taxi.
Lexie si era già addormentata in macchina. Abitavamo alla periferia di Attics, perciò ci sarebbe voluto un bel po’ per arrivare al luogo in cui si sarebbe tenuta la cerimonia dell’accoppiamento.
Ci stavo andando per un’unica ragione: procurarmi del cibo per me e qualche leccornia per mio figlio, visto che non avevo più un lavoro. Grazie a Damien e ai suoi amici.
Benedicta non sapeva nemmeno che sarei andata alla cerimonia. Se l’avesse saputo, mi avrebbe trattenuta o forse avrebbe lanciato un incantesimo per impedirmi di varcare la soglia di casa.
Sentivo ancora le lacrime di Tristan quando gli avevo detto che non avrei passato tutto il fine settimana con lui. Però, dopo avergli promesso che sarei rimasta con lui lunedì e martedì, si era rimesso a sorridere.
Il taxi ci lasciò davanti all’edificio e svegliai Lexie, poi ci incamminammo verso la villa.
«Ti dico una cosa, Lia: se l’Alfa Dean non diventa il mio compagno, mi prendo il suo Beta» disse con entusiasmo, mentre i suoi occhi spaziavano sulla dimora.
Non potevo biasimarla, comunque. Era uno spettacolo magnifico da vedere, un luogo che gridava potere e ricchezza. Aveva una struttura storica ma allo stesso tempo moderna, la tipica casa di chi è ricco da generazioni, con meravigliose finestre architettoniche. Al centro c’era una fontana e, su un lato, tre splendidi pavoni passeggiavano liberamente. Era dipinta interamente di grigio, con un tocco di marrone.
«Ho sentito che il Beta ha già una compagna» la informai mentre entravamo, aggrappate l’una all’altra come gemelle inseparabili.
«E chi se ne frega. Esiste anche una cosa chiamata compagno di seconda scelta» sbottò lei.
«Quelli capitano solo se la prima compagna muore. Cosa che non succederà.»
Si fermò di colpo, costringendomi a fare lo stesso. «Sei mia amica o no?» mi chiese, incrociando le braccia al petto.
«Sì!»
«Bene. Allora sta’ dalla mia parte, appoggiami nelle mie fantasie» replicò.
Annuii. Lei sorrise e mi prese di nuovo a braccetto.
«Cosa faresti se diventassi la sua compagna?» le chiesi, cercando di tirarla su di morale.
«Oh, Lia. Sarei la persona più felice del mondo. Immaginami come la nostra Luna. Ti troverei un buon lavoro e la farei pagare a Damien» disse con foga.
Sorrisi, commossa dal suo pensiero. Chissà quanto mi sarei sentita sola se non fosse stato per lei.
«E tu che faresti?» mi chiese, interrompendo i miei pensieri.
«Io? Niente. Insomma, sappiamo entrambe che non succederà. Perché sperare in qualcosa che non potrai mai avere?» le risposi.
Lei emise un sospiro, un sospiro di compassione. Le rivolsi un sorriso tirato mentre mi stringeva la mano. Ci ero abituata, ormai…
A essere compatita.
Entrammo e ci unimmo alle altre ragazze che lo stavano aspettando. Poco dopo, i membri della famiglia reale cominciarono a raggiungerci, ma senza l’Alfa Dean.
«Vado un attimo in bagno» sussurrò Lexie, liberandosi dalla mia presa prima che potessi risponderle.
«Lexie!» le sibilai dietro, seguendo la direzione in cui era andata. Vagai per un po’ nei dintorni, cercando il bagno delle donne dove si era diretta Lexie.
Una delle porte si aprì con un cigolio. Entrai nella stanza successiva, che sembrava una biblioteca. Una donna uscì dalla stanza, sistemandosi il vestito nero. «Spero che nessuno ci abbia visti» disse, con la voce venata di preoccupazione.
«No, sono tutti fuori che aspettano che io scelga una compagna. Non c’è nessuno nei paraggi» disse l’Alpha Dean, uscendo. Si chiuse la porta alle spalle e se ne andò.
Per la prima volta dopo tanto tempo, ringraziai la Dea Luna per avermi resa senza lupo. Immaginai la sua reazione se avesse percepito il mio odore.
L’Alpha Dean avrebbe potuto uccidermi per il solo fatto di conoscere il suo segreto. Da quel che avevo sentito, era uno spietato. Il che mi portava a chiedermi perché mai qualcuna potesse desiderarlo come compagno.
Aspettai un po’, finché non calò il silenzio, prima di andarmene. Non potevo rischiare di essere scoperta.
Mi feci strada verso la folla, cercando Lexie con lo sguardo.
«Ehi, ti stavo cercando» mi sussurrò lei alle spalle. Per poco non saltai in aria per la sua comparsa improvvisa.
«Mi hai spaventata, Lexie. Ero andata via proprio per cercarti» le spiegai, mentre mi conduceva verso il fondo.
«Da questa angolazione vedremo tutto.»
«Ma significa anche che sarai l'ultimissima» replicai.
«Non importa. E tieni a mente che, dopo di me, andrai anche tu.»
«Ma…» cominciai.
«Non provare a darmi la scusa che sei senza lupo. Tu ci andrai!» urlò.
«E va bene!» sussurrai, in totale rassegnazione.
Tra noi calò un silenzio confortevole per un po’, prima che l’evento iniziasse.
Diverse ragazze, alcune provenienti da altri branchi, erano venute per la cerimonia. Lui se ne stava al centro, rigido, impassibile, e le osservava mentre gli giravano intorno.
Alcune cercavano di sedurlo. Le ragazze diminuivano a poco a poco e, in breve tempo, arrivò il turno di Lexie.
«Augurami buona fortuna» disse in un sussurro nervoso, prima di allontanarsi.
«Buona fortuna» risposi, e mi strinsi al mio braccialetto di corallo per trovare conforto. Era l'unica cosa familiare che avessi.
Lexie gli camminò intorno lentamente. I suoi occhi erano pieni di speranza. Ma lui non si mosse. Tornò da me con gli occhi lucidi di lacrime.
«Ehi, andrà tutto bene» le dissi, stringendola forte.
«Non fa niente. Non che mi aspettassi davvero di essere io» disse, tra singhiozzi silenziosi.
«Ora vai!» ordinò, riacquistando il suo tono severo.
Accidenti. E io che pensavo stesse ancora piangendo la sua delusione.
Feci un respiro profondo e guardai Lexie un’ultima volta. Lei mi fece un cenno rassicurante col capo, e io andai.
Con piena consapevolezza, gli girai intorno lentamente e con noncuranza, sapendo che non sarei mai potuta essere la compagna dell'Alpha. La prossima Lycan.
Il cerchio fu completato e non accadde nulla. Sorrisi e feci per tornare al mio posto.
«Hai saltato una parte» mi bloccò sul posto la sua voce letale.
A dire il vero, quella parte l'avevo saltata di proposito. Non volevo disgustarlo come avevano fatto le altre.
«Mi scusi, Alpha» mi affrettai a scusarmi e lo toccai.
Una debole sensazione mi attraversò il corpo mentre la sua mano si stringeva intorno alla mia.
Lui ringhiò: «Compagna».
Ma non fu quello ad attirare la mia attenzione. Ciò che catturò la mia attenzione fu il tatuaggio che aveva sulla mano. Lo stesso tatuaggio che il padre di Tristan aveva la notte in cui ci incontrammo.
La mia memoria poteva anche essere annebbiata, ma quel tatuaggio me lo ricordavo dannatamente bene. Il cuore mi sprofondò nello stomaco.
No, non può essere lui.
Si alzò e annullò la distanza tra noi. L'adrenalina mi scorreva nelle vene all'idea di stargli così vicino davanti a tutti. Usò due dita per alzarmi il mento, costringendomi a guardarlo nei suoi occhi gialli.
«Perché non hai odore?» chiese, annusandomi.
