Capitolo 7
Il punto di vista di Dean.
La guardai allontanarsi, umiliata. Tutti gli occhi erano puntati su di lei. Una fitta di colpa mi trafisse il cuore, mentre mi chiedevo come la gente l'avrebbe derisa e insultata.
Era una bella ragazza. Una di quelle che di solito mi sarei voluto scopare, ma non da tenere come moglie.
A peggiorare le cose, era una reietta! Non una lupa qualunque o un'omega, ma una cazzo di reietta!
Perché la Dea Luna aveva deciso di essere così crudele?
Comunque, non erano affari miei. Dovevo togliermela dalla testa. Prima lo facevo, meglio era per me. Non volevo ritrovarmi a pensare a una qualche ragazza reietta. Una che non era nessuno.
Mio padre si schiarì la gola, interrompendo i miei pensieri. Raddrizzai le spalle, pronto a ricevermi una sua sfuriata, o magari un insulto.
La cosa non mi avrebbe turbato più di tanto. Dopotutto, lo avevo avvertito.
Le sue narici si dilatarono mentre mi fulminava con lo sguardo. In risposta, gli rivolsi il mio sorriso migliore.
Si alzò in piedi per parlare al branco, forse per dire loro di continuare con la cerimonia o che presto avrebbero avuto la loro Luna. Una promessa che sapevo non si sarebbe mai avverata, almeno non ora.
«Lupi del branco degli Attics. Come tutti avete visto oggi, mio figlio Dean ha rifiutato il dono che la Dea gli ha concesso come compagna. Con questo rifiuto, comincio a nutrire seri dubbi sul suo potenziale come prossimo Alpha.»
Aggrottai le sopracciglia e i muscoli mi si tesero. Cosa stava cercando di dire?
Stava forse insinuando che non sarei stato un Alpha degno?
Nah, scacciai quel pensiero. Sono il suo unico figlio, l'Alpha più temuto tra tutti gli altri.
Sono una risorsa fondamentale. Non mi negherebbe il trono solo perché ho rifiutato una reietta.
Sentivo dei mormorii serpeggiare tra i miei lupi.
Mi guardò e io ricambiai con un'occhiataccia; lui rispose con un sorriso. «Pertanto, lo privo della sua posizione di erede finché non dimostrerà il contrario. Tenete bene a mente che potrebbe tornare a essere l'erede, oppure Luca, suo cugino, il reietto, diventerà l'Alpha.»
Scoppiai a ridere. Lui mi fulminò con lo sguardo, ma io continuai a ridere.
«Hai davvero pensato a tutti i modi possibili per minacciarmi e te ne sei uscito con l'idea di nominare Luca prossimo Alpha? Sul serio?» domandai, inarcando un sopracciglio mentre lo fissavo.
«Posso nominare erede chiunque io voglia.»
«E l'opzione migliore è Luca. Il reietto? Ti sei dimenticato di cosa ci ha fatto o devo rivelarlo a tutti?» chiesi, indicando la folla.
I membri del consiglio degli anziani aggrottarono le sopracciglia, bisbigliando tra loro. Certo che non sapevano cosa avesse fatto. Lo avrebbero ucciso, se lo avessero saputo.
«Dean!» urlò mio padre, stringendo le mani in due pugni serrati.
«Padre!» urlai di rimando.
Il solo pensiero che avesse anche solo considerato di nominare Luca come Alpha era una scoperta dolorosa.
La rabbia mi ribolliva nel petto. Chiusi gli occhi per un istante, cercando di controllare la furia che mi serpeggiava sotto la pelle.
Per tutto questo tempo, ero stato un figlio fedele, un erede modello. Avevo conquistato più branchi di quanti ne avesse conquistati lui alla mia età, e ora decideva semplicemente di mandare tutto all'aria.
E poi, perché mai avrei dovuto sorprendermi? Non mi aveva mai amato, mi aveva sempre e solo visto come un erede, qualcuno che portasse avanti il suo trono.
Si era sempre trattato di Luca, fin dall'inizio.
Quando ero piccolo e facevo un errore, mi infliggeva punizioni eccessive per la mia età, ma quando si trattava di Luca, diceva sempre: «È solo un bambino».
Un colpetto sulla spalla mi riportò alla realtà, e mi resi conto che per tutto quel tempo ero rimasto a fissare mio padre.
Lorenzo mi si avvicinò da dietro e mi sussurrò all'orecchio: «Dean, andiamocene da qui» disse, dandomi dei colpetti sulla spalla nel tentativo di calmarmi.
Lanciai un'ultima occhiataccia a mio padre e me ne andai. Dritto in camera mia, con Lorenzo alle calcagna.
Appena entrammo, sbattei la porta con una tale violenza che ero sicuro l'avessero sentita anche fuori.
«Come osa minacciarmi usando Luca? Di tutti i lupi che esistono, proprio Luca?» gli chiesi, pur sapendo che entrambi conoscevamo la risposta. Ma dovevo dirlo.
Lui prese una bottiglia di Scotch e ne versò un po' in due bicchieri vuoti. Me ne porse uno.
«Bevi.»
Glielo presi di mano e lo tracannai d'un fiato, per poi ridarglielo perché lo riempisse di nuovo.
Mi osservò attentamente per qualche istante. Aspettavo che parlasse. A volte era difficile decifrarlo, specialmente quando assumeva quell'espressione imperscrutabile.
«Devi chiedergli scusa.»
Lo guardai, socchiudendo gli occhi. «A chi?» domandai con un sopracciglio alzato.
«A tuo padre. Lascia che vinca lui, stavolta, altrimenti darà il tuo posto a Luca. Sappiamo entrambi che può farlo.»
Mandai giù lo Scotch che avevo nel bicchiere, fulminandolo con lo sguardo.
«Mai!» ringhiai.
Lui schioccò la lingua contro i denti. «Il tuo problema è che non ascolti mai. Accettala e vai avanti. Può diventare la tua Luna e non succederà niente, a meno che tu non voglia che succeda qualcosa» disse, guardandomi fisso per lasciare che le sue parole facessero effetto. «Potrai anche divorziare da lei dopo la morte di tuo padre. Ma adesso la tua priorità dev'essere diventare l'Alpha, nient'altro.»
Tutto quello che aveva detto era vero. Non potevo sacrificare il mio trono per una ragazza. E avrei potuto divorziare da lei dopo il matrimonio.
Gli sorrisi. Lui ricambiò con un'aria complice.
Santo cielo, chiunque abbia inventato i Beta, sono felicissimo che tu mi abbia dato Lorenzo.
«Adesso va'» disse.
Sorrisi e mi diressi verso le stanze di mio padre. Bussai ed entrai. Si stava togliendo la corona.
«Hai cambiato idea?» mi chiese mentre si sfilava l'orologio e indossava le pantofole.
Chinai il capo e abbassai la voce, cercando di sembrare sincero. «Sì, padre. Mi dispiace» supplicai.
Si voltò verso di me con un sorriso. «Bravo, questo è mio figlio» disse, avvicinandosi.
«Domani inizieremo il resto del rituale» annunciò. «Vedrai, finirai per innamorartene. La Dea Luna ha voluto così.»
Mi inchinai alla sua altezza e lasciai che mi baciasse la fronte.
Qualcuno bussò e, senza attendere risposta, entrò. Sgranai gli occhi per lo shock.
Luca?
«Salve, zio» lo salutò con un sorriso, inchinandosi verso di him. Mio padre gli toccò la testa per farlo rialzare.
«Non avevi detto che saresti venuto» rispose lui, sorridendo. I suoi occhi brillavano di felicità.
Chiusi gli occhi. Dovevo andarmene da quella stanza, e subito.
Lui si girò verso di me. «Ciao, Dean. Ho sentito che stavi tenendo una cerimonia per trovare la tua compagna, ma quando sono tornato mi hanno detto che l'hai rifiutata. Posso chiederti perché?» disse, con un ghigno beffardo.
Alzai gli occhi al cielo. «Non sono affari tuoi.»
Lui sbuffò. «Certo che sono affari miei. Ho sentito che la ragazza che hai rifiutato è una reietta, proprio come me. Hai rifiutato una della tua stessa specie, cugino» disse, dandomi un colpetto scherzoso sul petto. Lo fulminai con lo sguardo.
«Ma non preoccuparti, sono sicuro che lo zio ti convincerà. Per ora devo andare a sistemare una cosa urgente» disse, dirigendosi verso la porta.
Tirai un profondo sospiro di sollievo, felice che se ne stesse andando. Si fermò sulla soglia e si voltò di nuovo con un sorriso maligno.
«Spero ti sia mancato» disse, e se ne andò.
Appena uscì, mi voltai verso mio padre.
«L'hai invitato tu?»
«No, è venuto di sua iniziativa. E rallegrati» rispose, dandomi dei colpetti sulla spalla. «È tuo cugino.»
Gli tolsi la mano dalla spalla.
«Dovrà passare sul mio cadavere, prima che io lo accetti come cugino!» sbottai, e me ne andai.
