Capitolo 8
Il punto di vista di Lia
Fissai la lettera, sconvolta. Come diavolo faceva a sapere che mio figlio stava giocando fuori?
Il petto mi si strinse in una morsa di paura. L'ultima volta che era venuto, aveva offerto a Merlin uno spettacolo terrificante.
Cosa farà questa volta? Lo porterà via? Ma sapeva che era il figlio dell'Alpha, allora perché cercava ancora di ucciderlo?
«Perché continua a minacciare Merlin?» domandai a Benedicta.
Lei si avvicinò al mio letto e si sedette, appoggiando le mani sulla coperta.
«Vieni, siediti.»
Mi avvicinai e mi misi seduta accanto a lei. Mi strinse leggermente le mani.
«Luca è il cugino di Dean. Lo chiamano il "rinnegato spietato". Per molto tempo sono stati cugini inseparabili. Dean, Lorenzo e Luca erano un trio perfetto, ma poi, una mattina, il padre di Dean lo ha spedito nel branco di sua madre con l'ordine di rimanerci.»
«Perché?» chiesi. Insomma, di solito chiunque commetta un crimine viene portato davanti all'intero palazzo e il re elenca le sue colpe.
E poi ne ordina la morte. Purtroppo, la maggior parte delle volte si trattava di streghe o di membri di branchi nemici venuti a cercare rifugio.
Comunque, Luca è suo nipote, non vorrebbe che gli accadesse nulla di male.
Benedicta sorrise alla mia curiosità. «Beh, è semplice. Deve aver commesso una qualche atrocità. Ho sentito dire che fu Dean ad accusarlo, ma non siamo mai riusciti a scoprire di cosa si trattasse. Mi chiedo perché sia tornato.»
Aggrottai la fronte. «L'Alpha lo sa?»
Lei sorrise, le labbra incurvate. «Non credo. Di solito, quando qualcuno cerca di entrare nel territorio del branco, l'Alpha lo percepisce e lo ferma. E se si trattasse di qualcuno che lui stesso ha allontanato, lo porterebbero dritto al branco per la purificazione e l'interrogatorio.»
«Quindi stai cercando di dire che ha le sue ragioni per essere venuto?»
«Sì. Secondo la profezia di Sabrina, tornerà per vendicarsi e distruggerà tutto ciò che Dean ha di più caro» fece una pausa, per lasciare che le sue parole mi entrassero dentro. Poi aggiunse:
«E questo include te e tuo figlio» disse, stringendomi di nuovo le mani con delicatezza. Sapevo che stava cercando di consolarmi, ma non ci riusciva.
Stavo impallidendo.
«Lia?» mi chiamò.
«Sì» risposi con voce tremante. Temevo che qualunque cosa stesse per dire avrebbe confermato la mia paura peggiore.
«Prepara le tue cose, dobbiamo andarcene» disse, confermando i miei timori.
Sfilai le mani dalle sue. Avevo passato tutta la vita nel branco degli Atticus. Tutti i ricordi, belli e brutti, erano qui.
Per non parlare di Lexie, la mia migliore amica.
Merlin aveva appena iniziato a farsi degli amici, gli si sarebbe spezzato il cuore a lasciare questo posto. Sarebbe stato come ricominciare tutto da capo.
«Ma se qualcuno lascia il territorio, il padre di Dean se ne accorgerà. Penseranno che stiamo cercando di scappare e, peggio ancora, non possiamo permettere che scoprano chi sei» dissi, cercando di farla ragionare sul perché non potevamo andarcene.
Lei sorrise e mi posò il palmo caldo sulla guancia. «Non ti preoccupare. Io sto bene e staremo bene. Posso fare un incantesimo che ci permetterà di passare senza problemi, ma quello che non posso fare è riportare in vita Merlin se venisse ucciso.»
Le sue parole fecero finalmente esplodere la paura che avevo trattenuto fino a quel momento. Immaginai Luca premere il grilletto contro mio figlio, o fargli qualcosa di ancora peggiore.
Cercai di scacciare le immagini che mi si formavano nella mente. Immagini che per me avrebbero significato la morte. Immaginai Benedicta che mi porgeva le ceneri di Merlin.
Corsi fuori chiamandolo.
«Merlin!» gridai, o forse dovrei dire urlai.
«Sì, mamma!» rispose da un angolo, correndomi incontro con le manine piene di sabbia.
Gli aprii il palmo e gliela tolsi. «Vieni dentro» ordinai.
«Ma voglio restare con il mio amico» replicò lui, con tono supplichevole.
Lo fulminai con uno sguardo tagliente. «Merlin, non farmelo ripetere».
Lui chinò la testa e lasciò cadere la sabbia che aveva in mano. Mi si spezzò il cuore a vederlo così, ma non potevo farci niente.
Entrò in casa e mi guardò mentre facevo le valigie.
«Dove vai?» chiese, con un broncio arrabbiato.
«Ce ne andiamo» risposi, sistemando i nostri vestiti e le poche cose che avevamo.
«Andiamo via da qui?» domandò.
«Sì» replicai senza nemmeno guardarlo.
Mi aspettavo che si incupisse, ma con mia grande sorpresa sorrise.
La sua voce si illuminò di entusiasmo mentre chiedeva: «Vuol dire che starò con te?».
Mi si strinse il cuore. Allora gli ero mancata per tutto questo tempo. Era disposto a lasciare tutto pur di stare con me.
«No, lasciamo la città».
Il sorriso svanì di colpo dal suo viso.
«Ma perché?».
Mi abbassai verso di lui e gli presi il viso tra le mani, cercando di nascondere le lacrime che mi riempivano gli occhi. «Non abbiamo scelta, tesoro. Ti ricordi quell'uomo che ti ha puntato una pistola alla testa?» chiesi.
Lui annuì lentamente. «Sì. Aveva gli occhi dorati».
Sorrisi tristemente. «Beh, vuole ucciderci e dobbiamo scappare» gli dissi, anche se sapevo che non capiva cosa avevo appena detto.
«Non voglio morire» mormorò.
Lo strinsi in un abbraccio. «Non morirai, okay? Non permetterò che accada. Adesso prendi i tuoi giocattoli preferiti, così andiamo».
Annuì contro la mia spalla. «Quando partiamo?» chiese.
«Stanotte. Con il buio».
Annuì di nuovo, poi iniziò a tirare fuori i suoi giocattoli e a pormeli.
«Lo diciamo a papà prima di andare?» domandò, dandomi la sua macchinina nera.
Feci spallucce. «Ci troverà lui».
Si girò e mi diede l'ultimo giocattolo. «E zia Lexie?».
Mi bloccai di colpo. Come si sarebbe sentita Lexie se l'avessi abbandonata senza nemmeno salutarla?
Sarebbe stato il peggiore dei tradimenti. Le avrei mandato un messaggio.
«Glielo dirò io».
«Okay».
Entrò Benedicta e ci diede una collana da indossare, fatta di sassi di mare.
Diede a Merlin pane tostato e tè. Lo guardammo mentre beveva felice.
Appena Merlin finì di mangiare, prendemmo le nostre cose e ci dirigemmo verso il bosco.
Con la collana di Sabrina, eravamo immuni a tutto.
Mentre ci avvicinavamo al confine, i peli sulla nuca mi si drizzarono: sentivo lo sguardo penetrante di qualcuno addosso.
Cercai di scacciare quella sensazione. Presi Merlin in spalla e mi aggrappai a lui come se ne dipendesse la mia vita.
Qualcosa si mosse fulmineo intorno a noi.
Lo vidi e mi fermai. Si fermò anche Benedicta, che l'aveva percepito.
Successe di nuovo. Il lupo, o la creatura, scattò di nuovo a tutta velocità.
Benedicta mi guardò con il terrore negli occhi.
«Corri!» gridò.
Scattò ancora una volta e si parò davanti a noi.
«Se fossi in voi, non lo farei» disse la persona con un sorrisetto.
Al suono della sua voce, Merlin si strinse più forte a me.
Era Luca. L'uomo da cui stavamo scappando.
