CAPITOLO 2

ANASTASIA

«Da… Damian» balbettai, sentendo ancora il dolore profondo nel cuore. Faceva così male che non potevo fare altro che restare in ginocchio, tremante.

«Alpha, che è successo?!» urlò mio padre, precipitandosi verso l'altare per prendermi tra le braccia. Ma prima ancora che potesse stringermi… «Perché non fai questa domanda alla tua sporca figlia?» disse Damian, lanciandomi qualcosa.

Sembrava una fotografia. Anzi, un mucchio.

Quando caddero tutte ai miei piedi, io e mio padre raccogliemmo una foto ciascuno, e rimasi inorridita da ciò che vidi.

Sono… io! Nelle foto ero nuda, mentre mi toccavo e mi masturbavo!

«Cosa… Cos'è questa roba?» balbettai, tremando mentre controllavo le altre foto. «Quando sono state scattate? Non ricordo di essermi mai fatta delle foto mentre…» Fu allora che un'ondata di gelo mi percorse il corpo fino alla spina dorsale, nel momento in cui riconobbi l'immagine che avevo davanti. «È la stessa immagine che ho visto nel sogno quando ho iniziato con la mia abitudine. Come… Com'è possibile che sia reale?» Ero smarrita.

Cosa sta succedendo?

«Figlia mia?» sentii la voce severa di mio padre al mio fianco. Mi terrorizzò all'istante. Alzai lo sguardo e lo vidi con una delle foto in mano, che la fissava con gli occhi sbarrati per lo shock.

Oh Dea, è un disastro!

«Amore mio, che succede?» chiese la mia matrigna avvicinandosi con Cassandra, e sussultando con stupore alla vista della foto tra le mani di mio padre.

I loro sguardi, insieme a quello di mio padre, si posarono di colpo su di me, trafiggendomi l'anima, carichi di una vergogna travolgente.

Non l'avevo mai voluto. Non era questo che desideravo.

«Pensavi che il tuo Alpha fosse uno stupido e che non avrebbe scoperto il segreto di tua figlia? Non è così, Raymond?» chiese Damian a mio padre a voce alta, umiliandolo pubblicamente davanti agli invitati.

Mio padre non sapeva come reagire all'accusa che l'Alpha gli aveva mosso contro. L'unica cosa che riuscì a fare fu giungere le mani, scusandosi con Damian. «Mi dispiace tanto, Alpha Damian, ma la Dea mi è testimone, ho cresciuto le mie figlie nel modo giusto. Questo… Questo dev'essere un errore.»

«Ma dici sul serio?!» ruggì Damian, facendomi rabbrividire. «Mi stai dando del bugiardo nonostante le immagini che hai davanti?!»

«Non ho mai detto questo, Alpha.»

«Mi stai dando del bugiardo, Raymond! Tua figlia è una sgualdrina! È una dannata ninfomane!» urlò Damian, annunciando la notizia a tutti gli invitati.

Li sentii tutti sussultare per l'orrore, e poi iniziarono a spettegolare, guardandomi con disgusto.

«Oh Dea! È una puttana?!»

«Cielo! Lo sapevo che la sua innocenza era solo una farsa! È una sgualdrina!»

«Quindi, se l'Alpha non avesse scoperto i suoi segreti, il branco Wolf Blood avrebbe avuto una sgualdrina come Luna?! Che schifo!»

«E Raymond se ne va in giro a dire che le sue figlie sono pure e sante, quando invece sono tutte delle prostitute.»

«Deve essere punito per aver mentito al nostro Alpha. Devono affrontare le conseguenze!»

Mormoravano tutti, sparlando di me e della mia famiglia. La parte più dolorosa era il modo in cui attaccavano mio padre, insultandolo e denigrando la sua immagine.

Le loro parole lo colpirono, lasciandolo paralizzato. Non riusciva a dire una parola, si limitava a fissare il pavimento, lasciando cadere la foto che aveva in mano.

«Papà?» lo chiamai, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime. Era proprio questo che temevo. Mio padre era a pezzi, e tutto per colpa mia.

«Scommetto che sua sorella è uguale. Dobbiamo controllare anche lei.»

«Sono d'accordo. Non vogliamo che queste sorelle inquinino il nostro branco con la loro sporcizia!» suggerirono gli invitati, attaccando Cassandra. Sentendo quelle parole, la mia sorellastra si spaventò e andò a nascondersi dietro la matrigna, piangendo.

«Non sono una sgualdrina. Mamma, ti prego, diglielo tu» singhiozzò Cassandra, affondando il viso contro Linda. La mia matrigna la strinse a sé, difendendola. «Lei non è affatto così! Smettetela di parlare in questo modo delle mie figlie!» ruggì, facendole da scudo.

All'improvviso... «Cassandra non è affatto così» disse Damian alla gente, difendendo la mia sorellastra.

Sotto i miei occhi, la tirò a sé e, con un gesto sconvolgente, le infilò il mio anello al dito!

Ero scioccata fino al midollo.

Cassandra non sapeva come reagire a quel gesto improvviso da parte di Damian. Guardò prima me, poi di nuovo lui, mentre Damian si inginocchiava e dichiarava davanti a tutti: «Sei la fanciulla più pura che abbia mai incontrato, Cassandra. Nonostante il comportamento disgustoso di tua sorella, sono ancora disposto a rendere la tua famiglia parte della mia. Per questo io, l'Alpha Damian, farò di te la mia compagna e Luna. Accetti?»

«Damian» lo chiamai con amarezza, fissando Cassandra.

La mia sorellastra mi lanciò un'ultima occhiata, mentre le lacrime le rigavano il viso. E senza alcuna esitazione, fece un cenno di assenso a Damian, accettando la sua proposta.

Fu così che quella notte il mio mondo andò in fumo. Damian fece di Cassandra la sua Luna, portandola via dalla villa all'istante.

Io rimasi in ginocchio, a subire gli insulti e le parole brutali degli invitati. Non risparmiarono neanche mio padre. Quella sera lo resero lo zimbello di tutti.

Pieno di vergogna, mio padre mi guardò con freddezza e lasciò la sala per andare in camera sua.

La mia matrigna dovette accompagnare gli ospiti all'uscita per liberarci dall'imbarazzo, prima di venire ad aiutarmi a rialzarmi.

«Perché non me ne hai parlato, Anna?! Guarda che cosa hai combinato! Tuo padre è furioso con te!» si sfogò, esprimendo tutta la sua delusione.

Non sapevo cosa dire, ma tenni la testa bassa, cercando di capire cosa fare. Fu allora che Linda suggerì: «Va’ da tuo padre e chiedigli perdono. Verrò con te per parlargli».

«O... okay» mormorai, tremando.

Mentre ci dirigevamo insieme verso le scale, fummo improvvisamente sorprese da una valigia pesante che ci cadde proprio ai piedi, impedendoci di fare un altro passo.

Quando fissai la borsa, mi resi conto che era la mia. E come facevo a saperlo? Non erano solo i vestiti a farmene accorgere, ma il mio dildo! Spuntava fuori dalla valigia!

Alzando gli occhi verso la cima delle scale, vidi mio padre che mi fulminava con uno sguardo carico di rabbia. Fu allora che ordinò a gran voce: «FUORI!».

«Padre?» ansimai, sconvolta nel sentirgli pronunciare quella parola.

«FUORI DA CASA MIA, PUTTANA!» ruggì, facendo brillare i suoi occhi da lupo.

La mia matrigna cercò di salvarmi, supplicando mio padre di perdonarmi. «Ti prego, non cacciarla, Ray! Sono sicura che possiamo risolvere la cosa in famiglia».

«Avrebbe dovuto pensarci prima di decidere di fare la prostituta in casa mia!» urlò lui, scendendo di corsa le scale e afferrandomi bruscamente un braccio.

La paura mi travolse mentre fissavo, tremante, gli occhi furiosi di mio padre. «Papà, ti prego. Giuro sulla Dea, sono ancora pura».

«ZITTA!» gridò, colpendomi in pieno viso con il dorso della mano. A causa della forza dell'impatto, caddi a terra, piangendo amaramente.

«Raymond, smettila!»

«Resta fuori da questa storia, Linda! Non permetterò più a questa sgualdrina di rimanere in casa mia! D'ora in poi... per me è morta!» disse, prendendo la sua decisione.

Sconvolta, alzai la testa per guardare mio padre, solo per sentirlo dire con un odio profondo sepolto nello sguardo: «Non sei più mia figlia. Per me non sei altro che un'estranea!».

«Padre?»

«GUARDIE!» tuonò. Le guardie entrarono e mio padre ordinò loro di buttarmi fuori di casa. «Non voglio vederla da nessuna parte vicino a casa mia! BUTTATELA FUORI!»

«Padre, ti prego! Ti prego, credimi!» piansi, cadendo ai suoi piedi. Ma fui costretta a tirarmi indietro quando mi lanciò una gamba contro, quasi colpendomi in bocca.

Caddi tra le braccia delle guardie, che mi trascinarono fuori di casa, con indosso l'abito da sposa, e oltre il cancello nella notte fredda, insieme alla mia valigia.

«PADRE!» gridai, aggrappandomi alle sbarre. Ma le guardie mi ordinarono di andarmene, cacciandomi via.

È tutto rovinato. La mia vita, il mio futuro, la mia casa, il mio... matrimonio. Stanotte sarei dovuta essere la Luna di Damian, ma Cassandra ha preso quel posto proprio davanti ai miei occhi.

So che non ha avuto scelta. Ha dovuto accettare Damian per salvare la reputazione di mio padre. Ma Damian... «Chi gli ha dato quelle foto?» mi chiesi.

Adesso non vedevo l’ora di scoprire come avesse ottenuto quelle immagini di me. Credevo che fossero solo frutto della mia immaginazione o dei miei sogni, ma non avevo mai saputo che fosse tutto reale!

«Devo vedere Damian. Deve sapere che non sono mai andata a letto con nessuno! Forse… forse Casey lo convincerà ad ascoltarmi e a indagare sulla faccenda» ragionai, prendendo la mia decisione.

«Non voglio prendere il posto di Cassandra. Adesso è lei la sua Luna. Ho solo bisogno che Damian mi aiuti a ripulire il mio nome da questa accusa. Non sono una sgualdrina.»

Trascinando la borsa, mi diressi verso la villa di Damian, ma fui fermata dalle guardie, che si rifiutarono di farmi entrare. A quel punto, decisi di intrufolarmi seguendo la recinzione dal retro e lasciandomi cadere nel giardino.

Con cautela, mi avviai verso la porta sul retro, ma qualcosa da una delle finestre catturò la mia attenzione. Erano Damian e Cassandra in una delle stanze, che festeggiavano il loro matrimonio.

Ciò che mi sorprese fu la felicità di Cassandra, che si stringeva nell'abbraccio di Damian dandogli un bacio sulla guancia.

Mi sembrò strano.

Per quanto ricordassi, a Casey non era mai piaciuto Damian. Si divertiva a prenderlo in giro alle sue spalle. Ma a giudicare da quanto sembrava felice… era come se non avesse mai pianto, né provato alcuna antipatia per lui.

«Un brindisi alla nostra vittoria» disse Damian, alzando il bicchiere.

«Non ancora, amore mio» lo interruppe Cassandra, fermando i festeggiamenti. «Dobbiamo farlo da squadra al completo.»

Squadra al completo? Che cosa voleva dire?

All'improvviso, Casey aprì la porta e io rimasi sbalordita nel vedere chi stava entrando nella stanza per unirsi ai festeggiamenti.

«Linda?» La mia matrigna! Entrò nella stanza, afferrò un bicchiere e propose il brindisi. «Un bicchiere al nostro successo e alla rovina di quella stupida figliastra mia.» Tutti esultarono e bevvero con gioia, ridendo a crepapelle.

«Che sta succedendo? Io… non capisco» ero confusa mentre li guardavo festeggiare. «Ma Linda era a casa con papà. Quand’è arrivata qui?» Stavo iniziando a perdere il senno.

L’ho sentita darmi della stupida. È stata la mia mente a giocarmi un brutto scherzo? No, devo aver sentito male.

Non volevo credere a ciò che avevo udito, perché conoscevo bene la mia matrigna. È la persona più gentile che abbia mai incontrato. Non parlerebbe mai male di me.

Ma tutto questo andò in fumo quando sentii Linda rivelare un terribile segreto che mi sarebbe rimasto impresso per il resto della vita.

«Ve l'avevo detto che l'unico modo per distruggerla era farla diventare una maniaca. Bastava una boccetta di quella droga per trasformarla in una ninfomane. Facilissimo» rise, tracannando il suo drink.

«Droga? Questo significa…» ansimai, realizzando la verità.

Non avevo sviluppato quell'ossessione da sola. Linda mi aveva fatto qualcosa! Era lei che mi aveva trasformata in un mostro

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