CAPITOLO 3
ANASTASIA
Per anni ho considerato Linda come una madre, da quando era entrata nella vita di papà, colmando il vuoto che si era creato in casa nostra.
C'era sempre quando avevo bisogno dell'amore materno. Ogni volta che ero triste, si prendeva il tempo per accarezzarmi, portandomi via la malinconia e sostituendola con un sorriso.
Non l'ho mai vista come la mia matrigna, né ho mai considerato sua figlia una nemica, neanche quando Casey cercava di convincere papà a ricoprire lei d'amore al posto mio. Le vedevo come la mia stessa vita, il mio mondo, la mia famiglia.
Ma loro non mi hanno mai considerata una di famiglia. Avevano un piano malvagio contro di me!
Non posso credere che Linda e Cassandra mi abbiano fatto questo. Mi hanno fatta passare per una maniaca del sesso, solo per stare con l'Alfa Damian. Che cosa gli ho fatto?! Qual è la mia colpa?!
«Il tuo piano ha funzionato alla perfezione, mia bellissima e astuta suocera», disse Damian elogiando Linda, mentre le sue mani accarezzavano la pelle di Cassandra. «Se non fossi intervenuta in tempo, a quest'ora sarei sposato con quella disgustosa figliastra che ti ritrovi», la insultò con un sorrisetto.
«Ero così furioso quando ho scoperto che era la mia compagna. Ho sempre avuto occhi solo per Cassandra, non per quella disgraziata. Ma adesso...» Con delicatezza, Damian strinse Casey tra le braccia, facendosi tutto romantico con la mia sorellastra. «Finalmente ho il mio angelo con me. La mia vera Luna», disse, prima di suggellare le labbra con quelle di Casey.
Quel tradimento era troppo per me da sopportare. Dovetti distogliere lo sguardo, stringendo il vestito tra le dita mentre cercavo di respirare.
Adesso capisco perché mi ha respinta senza esitazione. È sempre stato innamorato di Cassandra, non di me. Avrebbe dovuto dirmelo il giorno in cui abbiamo scoperto il nostro legame! Gliene ho dato la possibilità, ma perché mi ha mentito, sostenendo di amarmi anche lui?!
«Papà», mormorai, capendo il motivo.
Mio padre è un grande uomo d'affari, intelligente e pieno di talento. Anche Damian è un ricco imprenditore nel branco, ma non al livello di papà. Deve averlo fatto solo per compiacerlo, per poi sferrare il colpo al momento giusto, prendendo due piccioni con una fava.
Si prende Cassandra, che si finge la salvatrice di papà, e riesce comunque a lavorare con lui come socio in affari!
«Questa storia non mi piace per niente. Io... devo tornare a casa e dire a papà cosa sta succedendo. Deve sapere la verità», dissi, facendomi prendere dal panico mentre cercavo con cautela di uscire dalla proprietà, ripercorrendo la stessa strada dell'andata.
So che papà potrebbe provare a cacciarmi di nuovo, ma se riesco a farglielo sapere in fretta, forse ci ripenserà.
«E per di più, credo di aver perso il telefono quando le guardie mi hanno buttata fuori di casa», sospirai, facendomi coraggio e incamminandomi verso casa di mio padre.
Ma successe qualcosa non appena lasciai la villa di Damian. Mi ero voltata per vedere quanta strada avessi fatto, quando trasalii vedendo tre uomini che si avvicinavano da dietro.
Riconobbi subito il volto di uno di loro. È la guardia che non voleva farmi entrare da Damian!
Ero sconvolta. Stanno venendo a prendermi?!
Spaventata, accelerai il passo e cominciai a correre, sentendoli urlare da dietro di fermarmi.
Il cuore prese a battermi all'impazzata. "Ma me ne sono andata senza che nessuno mi vedesse. Come hanno fatto a individuarmi... Merda, Damian!" gemetti, ricordandomi della posizione di Damian.
Lui è l'Alpha, e ha un dono eccezionale nel percepire qualsiasi odore, non importa quanto bene una persona si nasconda. Me ne resi conto quando ancora fingeva di essere il mio amante. Mi aveva rintracciata in una delle stanze di casa mia, sorprendendomi.
In quel momento mi stavo masturbando e mi ero spaventata quando aveva bussato alla porta, chiedendo di stare con me.
Nessuno sapeva che fossi lì, nemmeno la mia famiglia.
"È stato Damian! Ha mandato le sue guardie a prendermi."
Terrorizzata, corsi più veloce che potei, gettando la valigia in un cespuglio per aumentare l'andatura. Mi stavano raggiungendo, e l'unica cosa che potevo fare era gridare aiuto.
«Qualcuno mi aiuti!» urlai, sfrecciando in avanti con il cuore in gola.
«Torna subito qui!» sentii gridare le guardie alle mie spalle. Le loro voci sembravano così vicine da accrescere la mia paura.
Proprio quando pensavo che mi avrebbero presa, notai un'auto parcheggiata accanto a un edificio desolato sul ciglio della strada. C'era un uomo dietro il veicolo, intento a chiudere il bagagliaio.
Corsi subito da lui e cominciai a implorare aiuto, voltandomi per vedere le guardie che si avvicinavano. «La prego, mi salvi! La prego!» gridai, girandomi poi a guardare lo sconosciuto, solo per rimanere folgorata dal fascino dell'uomo che avevo di fronte.
I suoi occhi brillavano di un rosso puro nell'oscurità e il suo corpo... Oddio! Aveva lo stesso fisico di quegli uomini sexy e stupendi dei video porno che guardo. L'unica differenza è che lui era molto più prestante e attraente di loro.
Lo vidi inclinare la testa di lato, mentre mi scrutava da capo a piedi, prima di guardare gli uomini che arrivavano.
Senza dire una parola, mi tirò con delicatezza dietro di sé, fece un passo avanti e si rimboccò una manica.
Quando le guardie si fermarono davanti a questo sconosciuto, ridacchiarono e gli ordinarono di farsi da parte. «La signorina è con noi.»
«Davvero?» sentii pronunciare lo sconosciuto con una voce profonda che mi catturò il cuore all'istante, facendomi venire i brividi.
«È con me. Vi consiglio di fare dietrofront e tornare da dove siete venuti. Va bene così, signori?» chiese, infilando entrambe le mani in tasca.
Le guardie non vollero ascoltare il giovane. Vidi uno di loro avvicinarsi, ma i suoi occhi si sgranarono per lo shock e fu costretto a indietreggiare di colpo.
Sembrava terrorizzato.
«Maledizione! Andiamocene da qui» disse, dando un colpetto agli altri prima di darsela a gambe. Gli altri due all'inizio erano confusi, ma capirono presto l'antifona, proprio come il loro amico.
In un attimo scapparono via, lasciandomi sola con il mio salvatore.
«Ma che è successo?» Ero sbalordita da quello che era appena accaduto. «Sono fuggiti terrorizzati. Ha fatto qualcosa per spaventarli?» mi chiesi, osservandolo di spalle.
Aveva qualcosa di nero sulla nuca. Sembrava il tatuaggio di una qualche creatura. Non riuscivo a distinguerlo bene, perché il disegno si estendeva ben oltre, fin sotto il colletto del suo abito.
Stavo fissando quell'immagine scura quando lo sconosciuto si girò a guardarmi e disse: «Adesso puoi andare».
«Andare? Ehm... Grazie...» Prima che potessi ringraziarlo, si avvicinò alla sua auto e aprì la portiera, pronto a ripartire.
Il suo linguaggio del corpo era chiaro, ma qualcosa mi spinse ad agire d'impulso prima che se ne andasse. Mi avvicinai in fretta e dissi: «Ti prego, aiutami. Non ho un posto dove andare».
Perché ho mentito?! Santo cielo!
«Se te ne vai, quegli uomini torneranno a prendermi. Sono sicura che sono nascosti da qualche parte, ad aspettare che tu te ne vada. Ti prego, aiutami» lo supplicai, unendo le mani.
Lui mi squadrò con lo sguardo da capo a piedi, come aveva fatto prima, poi emise un mugugno. «D'accordo» disse, acconsentendo alla mia richiesta.
Aprì la portiera posteriore e mi fece cenno di salire. Mi infilai in fretta nella sua auto e lui fece lo stesso. Poi si allontanò da quella zona desolata, liberandomi dalla paura.
Ma sono una stupida. Sarei dovuta essere sincera e dirgli dove abitavo, così mi avrebbe riaccompagnata a casa da mio padre. E invece ho lasciato che la mia sfrontatezza avesse la meglio.
Non potete darmi torto. Dopo aver posato gli occhi sul suo fisico e sulla sua bellezza, tutta la mia cronologia porno mi è apparsa in testa, risvegliando la fame e il desiderio di essere toccata.
Le mani stavano già scivolando lungo il mio abito da sposa, cercando con cautela di raggiungere le mutandine. Volevo davvero bagnarmi da morire e tremare tutta nel venire, ma... «Non posso farlo» decisi, trattenendomi.
«Sono nell'auto di uno sconosciuto. E se mi vedesse? Potrebbe pensare che sono una pazza senza ritegno. Peggio ancora, potrebbe cacciarmi dalla sua auto e abbandonarmi nel freddo di questa notte spaventosa» ragionai, sfilando la mano dal vestito.
«Ma a pensarci bene... che ci fa lui qui, in questa zona deserta?» Mi voltai a guardare indietro, pensando all'edificio abbandonato dove aveva parcheggiato l'auto.
Non lo so, e non ho intenzione di chiederglielo.
Dopo un lungo viaggio in auto, mi risvegliai davanti a una villa molto più grande di quella di Damian. Rimasi a bocca aperta, chiedendomi se fossi finita in paradiso.
Lo sconosciuto mi aprì la portiera per farmi scendere. Non mi aspettò, ma si incamminò, attirando l'attenzione di quattro guardie corpulente e due domestiche.
La scena mi confuse. «È un uomo ricco che vive a Wolf Blood? Com'è che non ne ho mai sentito parlare?» continuai a fissarlo mentre dava ordini alle guardie.
Conosco la maggior parte degli uomini facoltosi di Wolf Blood, grazie a mio padre. Nessuno di loro possiede una villa grande come questa. Anzi, considerano l'Alpha Damian l'unico uomo degno di un edificio imponente. È il loro modo di dimostrargli rispetto.
Forse mi sbagliavo.
Lo sconosciuto si voltò nella mia direzione, prima di fare cenno alle domestiche di occuparsi di me.
Fui accompagnata in quel bellissimo paradiso che chiamavano casa e portata dritta in una stanza enorme per darmi una ripulita.
Mi sembrava tutto così magico.
Le ragazze mi prepararono un bagno caldo e mi aiutarono a entrare nella vasca. Mentre stavano per andarsene con il mio abito da sposa sporco, dissi, in cerca di qualcuno con cui parlare: «Grazie».
Loro sorrisero e risposero in coro: «Prego, mia signora».
«Devo essere sincera con voi. Non ho mai ricevuto un trattamento simile a casa mia. Tutti pensano che solo l'Alpha Damian se lo meriti, dato che è il nostro sovrano».
«Uhm... l'Alpha Damian?» chiese una, inarcando un sopracciglio.
«Venite da Wolf Blood?» domandò l'altra, stringendo il vestito tra le braccia.
La loro espressione mi parve strana. Perché quella domanda?
«Sì. Non siete membri di Wolf Blood?» chiesi, percependo che qualcosa non quadrava.
Fu allora che sorrisero e mi svelarono dove mi trovassi. «Non siete a Wolf Blood, mia signora. Questo è il branco della Mezzaluna».
«Mezzaluna? Intendete il branco della Mezzaluna?!» Sgranai gli occhi, sentendo il cuore battermi all'impazzata per lo shock.
Annuirono, dandomi la risposta che temevo.
Non può essere! Come sono arrivata al branco della Mezzaluna?! Merda! È perché mi sono addormentata e non ho fatto caso alla strada!
Dannazione! Non qui! Questo è lo stesso branco di quell'Alpha diabolico e crudele di cui parlava sempre mio padre! Non sapevo che lo sconosciuto fosse un membro del branco!
Oh no!
«Pensavo che l'Alpha ve l'avesse già detto», disse una delle domestiche, facendomi sobbalzare il cuore.
«Detto cosa?» mormorai, fissandole entrambe.
«Il nostro sovrano, l'Alpha Diego. La stessa persona con cui siete arrivata. Non lo sapevate?»
«L'Alpha Diego?» La mascella mi cadde a terra, mentre realizzavo il mio errore. Lo sconosciuto che mi aveva salvata era l'Alpha Diego. Cioè, lo stesso Alpha Diego di cui parlava mio padre!
Era lui?
