Capitolo 2

Caleb

Elena fottuta Romano è tornata qui. Che cazzo? Dopo la nostra ultima bravata e suo zio venuto a prenderla, non pensavamo di rivederla mai più. E la Grassa Elena è cambiata molto. I miei occhi scivolano sul suo corpo, i suoi pantaloncini corti fanno sembrare le sue gambe infinite e le sue braccia sono sottili e muscolose. Anche se non lo ammetterei mai ad alta voce, ha sempre avuto un bel viso, i suoi lunghi capelli neri e gli occhi azzurri penetranti le danno un aspetto da Biancaneve.

"Caleb." Mi saluta brevemente a sua volta. Anche la sua voce è cambiata, è molto più sicura di sé. Se fosse stata qualcun'altra, l'avrei già convinta a venire a letto con me.

"A cosa dobbiamo il piacere della tua visita?" Cerco di mantenere la voce il più calma e composta possibile.

"Avevo alcune cose da sistemare qui. Penso sia ora di occuparmi della casa di famiglia."

"Okay. Quindi stai nella tua vecchia casa che è stata lasciata a marcire per otto anni?" Perché questo mi fa così arrabbiare? Non dovrebbe fregarmene nulla, anche se stesse dormendo sotto un fottuto ponte.

"Griffin è stato così gentile da ospitarmi. Non ci sono ancora stata e non sapevo in che condizioni avrei trovato la casa." Mi dice con un accenno di nostalgia nella voce.

Tyler posa tre drink davanti a me e penso che sia il momento di svignarmela.

"Ci vediamo in giro allora."

Non posso credere che dopo tutto questo tempo lei stia per occuparsi di quel vecchio posto. So che mio padre ha inviato più volte offerte a suo zio per comprarlo mentre lei era minorenne, ma lui non lo avrebbe venduto. Ne ha inviata una a Elena quando è diventata maggiorenne, ma lei non ha mai risposto. Volevamo assicurarci che non mettesse più piede qui, ma sembra che sia andata storta.

Mi siedo con i ragazzi e Theo mi chiede subito chi è la ragazza con cui stavo parlando.

"Ti ricordi di Elena Romano?" Gli chiedo prima di prendere un sorso del mio drink.

"Non ci credo," mi risponde Finn, guardandola con occhi spalancati.

"Credimi, avrei preferito sbagliarmi."

Theo la osserva in silenzio con qualcosa negli occhi che non riconosco. È il più alto e il più massiccio di noi tre, spaventa la maggior parte delle persone eppure è il più dolce tra noi. Si passa una mano tra i capelli biondi un po' troppo lunghi e sospira.

"Molto tempo è passato sotto il ponte. Sono sicuro che non sa nulla..."

"Sta' zitto Theo," gli dico seccamente. "Non sappiamo nulla e sai cosa significa se lei sa."

"Allora cosa facciamo?" Chiede Finn, con le sopracciglia scure aggrottate.

"Per ora niente. Sta andando a vedere la casa dei suoi genitori e speriamo che se ne vada velocemente come è arrivata."

Finn e Theo guardano nella stessa direzione e seguendo i loro sguardi, vedo che stanno osservando Elena e Griffin uscire dal bar. In piedi è ancora più attraente che seduta. Non indossa nulla di stravagante, pantaloncini e un body nero eppure con il suo atteggiamento e la sua sicurezza è una vera bomba. Qualcosa mi dice che non ci si può fidare di lei.

Elena

La serata trascorsa con Griffin mi ha fatto sentire bene, ma tra la strada e le mie emozioni, ero esausta, quindi abbiamo deciso di tornare a casa poco dopo aver incontrato Caleb. Non è cambiato, aveva sempre gli stessi capelli neri e gli stessi occhi verdi. Aveva tutte le ragazze ai suoi piedi e, a giudicare dal suo atteggiamento che ha ancora oggi, questo non doveva cambiare. Non ho preso il tempo di guardare Finn e Theo perché non volevo rischiare di essere colta a osservarli. Una cosa è certa, il loro ego deve essere triplicato da quando sono diventati Alfa.

Oggi è finalmente il momento di tornare alla casa della mia infanzia. Ho rifiutato l'offerta di Griffin di venire con me, dando la stessa spiegazione che ho dato a Matt, questa è una cosa che devo fare da sola. In effetti, da quando è successo tutto il problema dello stalking, ho ancora difficoltà a mostrare la mia vulnerabilità alle persone per paura che la usino contro di me. Mi aspettavo di trovare una foresta amazzonica davanti alla casa, ma ovviamente il prato è stato tagliato. Parcheggio davanti al garage e mi ci vogliono alcuni minuti per uscire dalla macchina. Quando esco, mi fermo davanti alla porta d'ingresso per un momento, ricordando.

"Chi sei?"

Mi giro e vedo un ragazzino biondo su una bicicletta.

"Mi chiamo Elena, questa è la mia casa."

"Davvero?! Non ti ho mai visto e vengo spesso a casa di mio nonno."

"Sei il nipote di Silas?"

Lui annuisce.

"Aspetta, significa che sei il figlio di Gemma?" Gli chiedo quando realizzo chi è.

"Sì signora. Beh, devo andare. Ci vediamo."

"Ci vediamo."

Wow, non ci posso credere, Gemma ed io eravamo al liceo insieme, lei è un anno più grande di me e suo figlio sembra avere cinque o sei anni.

Inserisco la chiave nella serratura e giro, spingo la porta e ora sono bloccata. Nulla è cambiato, la casa è esattamente come l'ultima volta che ci ho messo piede, con l'aggiunta della polvere. Non mi preoccupo nemmeno di passare il dito sui mobili all'ingresso perché non sono sicura che i miei polmoni sopravviverebbero. Attraverso l'ingresso e improvvisamente mi sento soffocare come se la stanza si stesse restringendo a vista d'occhio, entro in cucina e apro la finestra francese per uscire nel retro. Faccio un respiro profondo e sento le lacrime arrivare.

Quando mi riprendo, mi siedo sulla terrazza e guardo il giardino. Almeno, quel che ne resta? La mamma amava i fiori, la ricordo accovacciata nella terra a prendersi cura dei suoi fiori. Li trattava come persone vere parlando loro, l'ho persino sorpresa a sorridere loro diverse volte quando erano sbocciati. Da bambina, la gente continuava a dirmi che le somigliavo, ma non ci credevo, ora mi rendo conto che le somiglio molto fisicamente ma dentro non ho nulla di questa donna dolce e amorevole. Caleb, Finn e Theo l'hanno distrutta molti anni fa.

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