Capitolo 2
Il punto di vista di Jonathon (sempre quattro anni fa)
Fui trascinato all'ennesima riunione noiosa. Papà diceva: «Devo imparare a negoziare». Negoziare? Sì, certo! Papà non negozia mai. Se vuole qualcosa, sguinzaglia i suoi scagnozzi perché uccidano per ottenerla. Mi fa una rabbia... le sue azioni mi fanno venire voglia di implodere. Da che ho memoria, sono stato addestrato per diventare l'Alpha. «Devi governare con il pugno di ferro» dice sempre papà. Cazzate, altroché. Non ce la faccio. Vedo come la gente lo teme; diamine, lo temo anch'io. Mi ha colpito, preso a pugni, a calci, a testate e ferito ogni singolo giorno. «Ti renderà più forte» dice. Sta solo aumentando il mio rancore e la voglia di andarmene da lui. Mamma è uguale; dice che ho bisogno di disciplina. Pensavo che i genitori dovessero amare i propri figli, non picchiarli perché non fanno quello che dicono.
Entrammo nell'ufficio. C'era qualcuno che ci osservava dalla libreria. Annusai l'aria: nessun odore. È solo una libreria, Jonny. Smettila di farti prendere la mano dalla fantasia; basta film di spionaggio, pensai.
Non volevo essere lì. «Possiamo già andare a casa?» mi lamentai con il mio lupo, Tyler. «Ho un brutto presentimento, Jonny» rispose lui. «Che vuoi dire?» «Tuo padre è troppo... gentile.»
Aveva ragione. Papà aveva in mente qualcosa; non aveva ottenuto ciò che voleva. C'erano guerrieri e guardie pronti ad attaccare, in attesa fuori per sopraffare l'Alpha Laurence, il suo Beta e il suo Gamma. Oh, merda. Papà sta usando il siero Anti-Lupo su di loro. È un gran codardo; e poi chiama me "mollaccione". Prova a combattere lealmente, papà!
Ahi! Shaun, perché mi hai spinto contro la libreria? «Nooo». Lo sapevo che c'era qualcuno lì dentro; dovrei dare più retta al mio istinto. Soffocai una risata quando l'Alpha Laurence colpì uno dei guardiani allo stomaco.
Merda, zio Mark l'ha appena ferito con un fendente e ora sta aiutando a trascinare fuori l'Alpha Laurence, il suo Beta e il suo Gamma. Adesso che se ne sono andati, mi avvicinai alla libreria e mi guardai intorno. C'era un piccolo spioncino.
«Adesso ti tiro fuori» dissi, guardandomi rapidamente intorno per assicurarmi che non ci fosse nessuno. «Prima devo controllare che non ci sia nessuno qui» sussurrai.
Uscii dalla porta e andai in cima alle scale; mi guardai in giro per essere certo che nessuno stesse tornando, poi rientrai nell'ufficio. Doveva esserci un'apertura da qualche parte. «C'è una levetta sotto la scrivania di papà» gridò lui da dietro la libreria. Mi avvicinai alla scrivania, tastandone i bordi. «Trovata!» esclamai il più piano possibile, per non allertare nessuno. Premetti il pulsante, la porta si spalancò di colpo e un ragazzo della mia età ruzzolò sul pavimento.
«Devi essere Alex» dissi, afferrandogli il braccio per aiutarlo ad alzarsi. Lui scattò in piedi, mettendomi le mani intorno alla gola. «Dov'è mio padre?» «Ce l'ha papà, fuori. Ti ucciderà se scendi. Devi restare nell'ufficio e chiudere a chiave quando me ne vado» lo supplicai.
«Dovrei spaccarti il culo» urlò. «No» continuai a supplicarlo, alzando le mani davanti a me. «Ho bisogno del tuo aiuto.» Lui lasciò la presa e mi fissò. Era come se mi stesse guardando nell'anima.
Gli chiesi di ascoltarmi; lui annuì, e io proseguii raccontandogli del passato di mio padre: di come era diventato Alpha, del fatto che mamma era stata rifiutata dall'Alpha precedente quando aveva scoperto che era la sua vera compagna, e del siero che papà aveva usato per impedire a suo padre, al Beta Josh e al Gamma Zach di trasformarsi.
«Ha ucciso il lupo di mio padre?» chiese. «No, lo ingabbia soltanto, così non possono trasformarsi. Papà non combatte mai lealmente. Molto probabilmente aveva pianificato di prendersi la terra con zio Mark prima ancora di venire qui a discutere dei confini. Avrà usato la riunione come diversivo per guadagnarsi la fiducia e, un attimo dopo, ti ritrovi sotto attacco senza poter fare nulla finché non è troppo tardi.»
«Perché mi stai dicendo questo?» chiese. «Perché» risposi, camminando verso la scrivania e sedendomi sul bordo. «Non voglio diventare ciò che mio padre vuole che io sia. Spero che tu possa aiutarmi a scappare dai miei genitori.»
Sapevo che aveva la mia stessa età, ma in qualche modo poteva aiutarmi. Doveva farlo. Dovevo andarmene da Emerald Moon, da mamma e papà.
«Tieni» mi disse, scrivendo il suo numero di cellulare. «Scrivimi tra una settimana. Parlerò con i miei genitori e troveremo una soluzione.» Sorrisi e mi diressi fuori.
Guardandomi indietro da sopra la spalla, dissi: «Non dimenticarti di chiudere a chiave. Non voglio che papà o chiunque altro ti trovi».
…………..
Scendo le scale e vado sul davanti della casa del branco, mettendomi dietro a mio padre. Al suo passaggio, ha lasciato una scia di devastazione. Mi sta parlando, ma non lo sento. Non riesco ad ascoltare uno spietato figlio di puttana. Perché lo sta facendo? Non riuscirò mai a capire la sua psiche, questo suo bisogno di distruggere tutto ciò che lo circonda anche quando non gli è stato fatto niente. È proprio quello che ha fatto ai Desert Moon: ha distrutto tutti quanti qui, e per quale scopo? Altro territorio di cui non ha bisogno e che nemmeno vuole.
Tecnicamente, non proprio tutti; ci sono due ragazze tenute ferme da zio Mark. Che cosa vogliono farne? La più piccola ha i capelli biondi e mossi, occhi azzurri e un viso tondo. Piange a dirotto. L'altra... è un lupo mannaro, ma ha anche odore di strega. La sua essenza è dolce, sa di frutti di bosco e pesche; dev'essere un'ibrida. Questa cosa non andrà giù a mia madre; è la persona più razzista che esista. "Dovremmo accoppiarci solo con quelli della nostra specie" sono le sue parole esatte.
L'ibrida sta singhiozzando; i capelli castani le nascondono il viso, ma riesco comunque a vederle gli occhi verdi. Mi stanno guardando, mi stanno supplicando. «Dobbiamo aiutarle», dico a Tyler, il mio lupo.
«Mi stai ascoltando, ragazzo?» urla papà, strappandomi ai miei pensieri.
«Ahh» grugnisco. Mi afferra per il collo e mi trascina verso zio Mark e le ragazze, conficcandomi gli artigli nella pelle. «Dove sono i tunnel?» domanda. La bionda lo fulmina con lo sguardo, mentre la bruna abbassa la testa, coprendosi il viso con i capelli.
Lui colpisce la bionda, che cade a terra. Chiede di nuovo, a voce più alta: «Dove sono i tunnel?». Lei solleva la testa, continuando a fissarlo con rabbia. «Vaffanculo» grida. Ha fegato, mi piace. Papà la colpisce di nuovo. «Parole grosse per una così giovane». Guarda la bruna. «Tu quale sei? Jessica o Olivia?». «O-Olivia» risponde lei. «Olivia, dove sono i tunnel?». «N-non lo so, J-Jessi mi ci stava p-portando q-quando siete a-arrivati». Papà le dà uno schiaffo sulla guancia. «Non mentirmi, piccola stronza».
«Lasciale stare». Oh, merda! Adesso me le busco io. Il Gamma Shaun mi afferra per un braccio, scuotendo la testa. Papà mi lancia un'occhiataccia. «Stai al tuo posto, ragazzo». Mi aspettavo il rovescio della mano, ma invece ha colpito di nuovo Olivia. «Non ho intenzione di chieder...». «Alpha Sebastian!» grida il guerriero Dustin, correndo verso di noi. «Abbiamo trovato un ingresso a delle grotte». Con un sorrisetto compiaciuto, lui ordina: «Portate le ragazze».
Seguiamo Dustin fino all'entrata di una grotta. Papà tuona: «Sigillate le uscite, nessuno deve scappare». Ho un'espressione di shock stampata in faccia. Mi volto e mi allontano, sentendo l'esplosione e le urla delle due ragazze dietro di me.
Torno su, verso la casa del branco, e mi dirigo all'ufficio. Annuncio la mia presenza attraverso la porta: «Alex, sono Jonny. Devo parlarti, subito».
Lui toglie il chiavistello e io apro; in un angolo c'è un lupo nero pronto a balzare. Entro in fretta, chiudo la porta e la blocco di nuovo. Il lupo fa un cenno con la testa e si ritrasforma in Alex. «Cos'è successo?» mi chiede, senza nemmeno preoccuparsi di rivestirsi.
«Mio padre ha sigillato l'ingresso di alcune grotte sul confine est. È lì che si trovano i tunnel?» gli dico. «Come fai a sapere dei tunnel?». «Mio padre ha catturato due ragazze, Olivia e Jessica, credo le abbia chiamate così. Stavano andando verso dei tunnel quando le ha intercettate. Ha cercato di farsi dire dove fossero, ma non gliel'hanno detto. Il guerriero Dustin ha trovato l'ingresso».
«Dov'è mio padre?». Non voglio rispondergli. Lui mi fissa. «I-io...» balbetto; non riesco a dirglielo. Lui crollò a terra, ululando; aveva capito la mia risposta.
«Laurie, chiunque, c'è qualcuno che mi sente?». «Mamma?» dice Alex, guardandosi intorno per capire da dove provenga la voce. «Pronto, c'è nessuno?». Arriva dal cassetto più in alto della scrivania. Una radio. Alex la prende. «Mamma?».
«Alex, grazie alla Dea, stai bene. Jessi e Liv sono con te?». Lui mi guarda. «Li ha presi l'Alpha Sebastian. Mamma, ha ucciso papà, zio Josh e zio Zach». Le lacrime iniziano a scendergli lungo il viso. «Sappiamo che li ha uccisi; ha ucciso anche le guardie e i guerrieri; nessuno di loro si era trasformato. Non capiamo». «Io sì» dico. «Chi c'è con te?». «Jonathon, il figlio di Sebastian. Mamma, mi ha chiesto aiuto per allontanarsi dai suoi genitori».
«Non possiamo fare niente per ora; devi chiamare il padre di Gilda, l'Anziano Ezra Matthews; lei ti sta recuperando il numero. Joe è con lui; era andato ad aiutarlo per delle questioni di famiglia. Loro sapranno come farci uscire di qui. Jonathon, sarò felice di discutere di asilo con te una volta che sarà successo».
Mi dirigo verso la porta. «Vado a controllare le due ragazze. Vi chiamo tra una settimana».
