Capitolo 3

Il punto di vista di Jessica (Oggi)

Sdraiata sul materasso di fortuna che ho preparato con l'aiuto di Jonathon, mi volto e do un colpetto a Olivia per svegliarla.

«Che ore sono?» sbadiglia lei. «Lo sa solo la Dea. Dobbiamo alzarci, l'Alpha Coglione sarà qui a momenti. Non voglio che ti picchi di nuovo perché non sei ancora in piedi.» Sbadiglia un'altra volta e va verso un secchio che teniamo in un angolo. Lo spazio non è molto grande, ma è sempre meglio delle segrete.

«Buon compleanno, Jess» dice, tornando indietro e indossando il suo vecchio vestito strappato. «Cosa?» All'improvviso mi rendo conto di che giorno sia. «Oh, grazie» rispondo senza entusiasmo. «Pensi che troverai il tuo compagno?» continua lei. «In questo branco? Dea, spero proprio di no.»

«Il nostro compagno non è qui» mi dice Celeste, sbadigliando e stiracchiandosi nella mia mente. «E sono felice che non ci sia. Questa gente è insopportabile.» «Sì, tutti tranne Jonny e Tyler.» Tyler è il lupo di Jonathon. È un lupo marrone con le punte del pelo nere. «Mmm-hmm» concordo.

Jonathon ha già trovato la sua compagna; non possono dirlo a nessuno, specialmente all'Alpha Coglione e alla Luna Svitata. Olivia ha due mesi più di me. Il giorno in cui ha compiuto diciotto anni, Vanessa e Tyler si sono scatenati contro entrambi. Credo che Jonny sapesse già da prima che, una volta riportate a Emerald Moon, sarebbe stato l'unico a darci cibo e acqua pulita. Diceva che era suo dovere tenerci al sicuro il più possibile.

*Io e Olivia davamo calci e pugni al Beta Mark mentre ci riportava a Emerald Moon. «Siete due belve» ridacchiò lui. Ci gettò a terra; provai a scappare, ma mi afferrò un braccio e mi diede un pugno nello stomaco. Non riuscivo a respirare. Olivia si mise a piangere e lui la colpì con un calcio. «Così va meglio» disse, afferrandoci per le maglie e trascinandoci verso il confine.

Quando raggiungemmo Emerald Moon, ci trascinarono giù per delle scale prendendoci per i capelli. Misero Livvy nella prima stanza; puzzava di cadaveri in putrefazione e dovetti trattenere un conato di vomito. Fui gettata in un'altra stanza e lasciata lì. Sentivo Livvy urlare: «Non lo so!».

Dopo circa un'ora, credo, entrarono l'Alpha Sebastian e il Beta Mark. Mi chiese: «Dove sono tua madre e tuo fratello?». Non risposi; mi limitai a fulminarlo con lo sguardo. Mi diede uno schiaffo in pieno viso; sentivo un livido pulsarmi sotto la pelle. «Ho chiesto, dove sono tua madre e tuo fratello?» urlò stavolta. Continuai a non rispondere; mi rifiutavo. Papà diceva sempre di non parlare mai con il nemico, e lui era il nemico. Mi presero a calci e pugni per ore, ma non parlai. Mi trascinarono per i capelli fuori dalla stanza fino a una cella. Eravamo circondate dalla pietra; sbarre d'acciaio ci tenevano in gabbia, e c'era una piccola porta. Vidi Olivia per terra. Aveva lividi su tutto il corpo. «Niente cibo finché non imparerete a rispondere» gridò l'Alpha Sebastian, andandosene furibondo su per una rampa di scale.*

Un istante dopo, un ragazzo adolescente apre la porta. «Tieni, bevi questo», dice con voce gentile, porgendo un bicchiere a me e a Olivia.

«Perché? Che c'è dentro?»

«È acqua. Dovete bere qualcosa.»

Olivia si lascia sfuggire un singhiozzo e si alza dal pavimento. Zoppica e, avvicinandosi alla luce, vedo più chiaramente i lividi che ha sul viso. Le lacrime mi sfuggono dagli occhi e guardo il ragazzo. «Chi sei?»

«Mi chiamo Jonathon.»

Mi asciugo gli occhi al ricordo. Jonathon ci ha tirate fuori da quella cella e ci ha portate in questa stanza. Abbiamo persino trovato un modo per far sembrare che ci picchi. Suo padre lo punisce se non "impara a governare con il pugno di ferro".

Ci ha detto di continuare a fingere di essere più piccole e di non fargli sapere che sono la figlia del Gamma.

Raccolgo i pensieri e scendo dal letto. «Chissà chi è il nostro compagno», chiedo a Celeste. «Non ne sono sicura, ma ci troverà e ci porterà via da questo buco infernale.»

«Terra chiama Jessica, mi ricevi, Jessica?» dice Olivia, dandomi un colpetto sulla spalla.

«Eh? Oh, scusa, Liv.»

«Ti stavo chiedendo se pensi che il tuo compagno sia Alex.»

Livvy sa che avevo una cotta colossale per Alex prima che ci rapissero. Lo dice in buona fede, ma io ho perso la speranza tanto tempo fa.

«Porca miseria, Livvy. Ne abbiamo già parlato. C'eri anche tu quando l'Alpha Sebastian ha bloccato i tunnel per non farli uscire. Spero che siano sopravvissuti tutti, ma non vedo come.»

Da quella notte non sono più riuscita a percepire né la mamma, né Nathanial e Cathy. Olivia è figlia unica, ma dice di non sentire più il legame familiare con sua madre e suo padre. Non sappiamo se siano vivi o morti.

In fondo, immagino di sperare ancora che siano vivi da qualche parte, ma poi la realtà mi colpisce in pieno. Per moltissimo tempo ho sperato che anche Alex fosse vivo. Era sempre stato bellissimo. Aveva gli occhi castani, la pelle abbronzata e i lineamenti scolpiti dell'Alpha Laurence. I capelli ramati, invece, erano quelli di sua madre, la Luna Leanne. Il suo sorriso illuminava la stanza e adorava fare scherzi. Ah, e la sua risata era così contagiosa che, quando iniziava lui, prima che me ne rendessi conto ridevo insieme a lui.

Sua madre, la Luna Leanne, considerava tutti i figli del branco come se fossero suoi.

«Mi mancano», mi dice Olivia, con una lacrima che le scende lungo la guancia.

«Anche a me.»

Sentiamo qualcuno avvicinarsi alla nostra porta. Maledizione, inizia la giornata di lavori umilianti. Ci alziamo, restiamo in silenzio e aspettiamo che l'Alpha Coglione apra la porta.

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