Tutte le possibilità

"Che cos'era quella roba?" Alex si avvicinò al suo Alfa, entrambi con lo sguardo fisso sulla ragazza esile che si allontanava in macchina.

"Come è andata oggi?" chiese Cole, distogliendo lo sguardo dalla porta d'ingresso.

"Un disastro, come al solito. Forse appena appena meglio rispetto agli altri giorni," rise Alex, asciugandosi la fronte con l'asciugamano.

"Viene sempre la sera?"

"Mmm, non sempre, ma credo che le sue lezioni inizino presto, quindi sarà di sera d'ora in poi... è forte come un bambino, ma è tenace. Pensavo che avrebbe mollato ormai. Oggi le ho dato, forse, il circuito cardio più duro che conosco. E per tutta la settimana l'ho davvero messa sotto."

Alex rise tra sé e sé: "Avrà dolori dappertutto, ma ogni volta che penso che mollerà, lei si ripresenta. Arriva sempre tutta infagottata e con una postura da far paura, qualsiasi cosa succeda. Oggi per poco non crollava sul tapis roulant per dimostrare quello che valeva. Ho dovuto bloccare quel dannato coso per non farmi saltare addosso da tutti, visto che avevo quasi messo fuori gioco la nuova prima ancora che potesse salutare qualcuno." Alex fece le virgolette con le dita mentre alzava gli occhi al cielo verso gli altri membri del branco.

Cole grugnì, un suono profondamente infastidito, e Alex inclinò la testa.

"La allenerò io di sera d'ora in poi..." disse Cole, rispondendo alla curiosità del suo Beta.

"Cosa?" Cole non amava le clienti femminili, sostenendo che c'era troppo rischio di confondere le linee personali e professionali. E di certo non avrebbe preso in carico una ragazzina appena uscita dal liceo. Se il cardio la stava uccidendo, non avrebbe mai sopportato la sua versione delle tecniche di combattimento.

"Non ti preoccupare. Forse trovo divertente la sua paura... e Alex, da ora in poi non la tocchi più." disse Cole con apparente indifferenza, anche se nell'aria si sentiva una sottile nota di comando da vero Alfa. Questo lasciò Alex a bocca aperta, come se i deboli bagliori di comprensione stessero prendendo forma. Cole non si rendeva nemmeno conto di essere scivolato nei toni del lupo.

"Ma perché ti interessa a chi appartiene il suo odore?" sussurrò Alex, raggiungendo di nuovo Cole. Il suo Alfa non rispose. E per lui, quella era già una risposta sufficiente.

"Non può essere..." insistette Alex, "Gli Alfa non hanno compagne umane. Non esiste proprio, Cole. È risaputo che gli Alfa scelgono altri Alfa per portare avanti la stirpe. Lo sanno tutti. Tu soprattutto. Non esiste che la luna ti abbia dato un'umana."

"Pensi che non lo sappia?" rispose Cole gelidamente, "Non ho bisogno che il mio Beta mi dica cosa fanno e non fanno gli Alfa, Alex." Si fermò all'ingresso dell'ufficio, guardandosi intorno nella palestra per vedere se qualcuno degli altri membri del branco stava ascoltando prima di entrare. "Non ho alcuna intenzione di reclamarla, comunque. Ti immagini la faccia di Erica? Se già adesso mi dà sui nervi, pensa dopo. Il mio lupo non mi lascia ragionare lucidamente, adesso."

"Allora, perché vorresti allenarla?" chiese Alex, incrociando le braccia mentre chiudeva la porta alle sue spalle.

L'ufficio non era piccolo, ma con due scrivanie, una postazione di sicurezza e tutte quelle sedie, poteva sembrare stretto. Per fortuna, avevano appena pulito dopo aver installato i pochi monitor di sorveglianza sul tavolo posteriore. Andres li aveva assillati per settimane pur di ottenere i soldi necessari a finire l'installazione. Un anno era davvero troppo per aver trascurato la sicurezza, soprattutto con tutti quei civili umani che ultimamente andavano e venivano. La generosità di Lita era servita direttamente per acquistare i sei schermi luccicanti che mostravano a rotazione il perimetro. Alex tornò a fissare Cole, alzando un sopracciglio per incitarlo a rispondere alla domanda di prima.

"Perché non riesco a trattenermi. Il mio lupo vuole starle vicino," ringhiò Cole con frustrazione, storcendo le labbra con disgusto. "Voglio solo dare al lupo quello che vuole, almeno un po', perché è distratto. Solo la sera, però, quando possiamo andare a correre dopo. Ne avrò bisogno."

"Questa è una pessima idea, Cole. Forse la peggiore che mi sia mai capitata di sentire..."

"Sì, lo so," mormorò distratto, con lo sguardo perso nel vuoto.

Alex si sedette sulla scrivania più vicina. "Allora capirai perché sto per fare questo... veto."

Cole si raddrizzò, e in un lampo di rabbia gli artigli gli fuoriuscirono dalle dita. "Avevamo stabilito che il veto si usasse solo in caso di emergenza, quando pensavi che il mio giudizio fosse annebbiato, Alex." Le parole di Cole erano cariche, scandite da ringhi e ruggiti di frustrazione. "Questa non è un'emergenza."

Alex sospirò, passandosi una mano sulla barba ispida. I suoi occhi brillarono di un blu ancora più intenso. "Secondo me invece lo è, Alfa. Prima di tutto, hai bestemmiato come un camionista durante il legame quando l'hai vista. Non ti interessava se gli altri ti sentivano o meno, il che è stato piuttosto sconsiderato. Ma l'ho trascurato perché ho pensato che la sua menzione di James ti avesse solo confuso. Secondo, ti abbiamo visto tutti guardarla. Sei discreto come un elefante in una cristalleria." Alex gli lanciò uno sguardo significativo. "L'unica che non se n'è accorta è proprio lei, il che la dice lunga sulla sua arguzia. Ma lasciamo perdere, neanche io sono proprio una cima."

"Niente di tutto ciò sembra un'emergenza," sibilò Cole, perdendo la pazienza con la valutazione del suo Beta sulla sua compagna. Era una questione di principio.

"No, ma i lividi che nasconde sotto i vestiti sono un problema. Lo sai bene quanto me. Tu hai detto che non ci saremmo immischiati nelle faccende umane a meno che non fosse un'emergenza. Va bene, ma questo vale anche per lei. Li hai visti chiari come me quel primo giorno. Ma invece di mandarla via a essere il problema di qualcun altro, l'hai fatta diventare il nostro. L'hai lasciata entrare. L'ho lasciato correre, ancora, perché pensavo che le stessi facendo un favore. E pensavo che magari avesse lasciato quel bastardo o qualcosa del genere."

Cole strinse la mascella, distogliendo lo sguardo mentre Alex si avvicinava. "Ma non si toglie mai le felpe nemmeno quando sta sudando a fiotti. Preferirebbe svenire piuttosto che togliersi quegli strati e noi entrambi sappiamo cosa significa. Hai già preso decisioni sbagliate su di lei quando ancora non la conoscevi, quindi non c'è modo che il tuo lupo possa avvicinarsi di più. E se ti dicesse che il suo ragazzo la picchia? Guarderesti dall'altra parte, Cole? Faresti finta di non preoccuparti del benessere della tua compagna? No, andresti a pestarlo e la salveresti. Come se fossi il dono della luna per le ragazze perse."

Alex gettò uno sguardo fuori dalla finestra verso Jaz come per dire, come quella umana. "E se lo fai, se mandi all'aria quel suo ragazzo così umano, ci metterai tutti nei guai. Quindi, no. Ti voglio bene, sei mio fratello. Ti rispetto e ti seguirò ovunque, ma no, Cole. Veto."

Cole serrò la mascella, gli occhi che cambiavano colore come il suo lupo.

"Non puoi avere niente a che fare con lei finché non la rifiuti. Sono serio."

"Sai che adesso non puoi più mettermi il veto fino all'anno prossimo, vero? Questo vale come tuo 'vaffanculo' annuale?" Cole si passò le mani sul viso, cercando di domare i capelli e i pensieri che gli affollavano la mente.

"Sì," annuì Alex, "Abbiamo lavorato troppo duramente per costruire questo posto per lasciarlo crollare a causa di una compagna umana, Cole. Soprattutto se non hai intenzione di reclamarla. Non rendere le cose più difficili di quanto già non siano."

Cole si morse l'interno della bocca, riflettendo. "Va bene, Beta. Veto accettato."

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